da Wall Street Italia 14 Agosto 2018
di Alberto Battaglia
La logica di chi vorrebbe contrastare l’emigrazione dai Paesi poveri segue spesso questo percorso: se chi decide di rischiare la vita per fuggire dall’indigenza ricevesse aiuti economici nel suo Paese sarebbe meno motivato a partire verso un’economia ad elevato reddito. Il proposito di “aiutare i migranti a casa loro”, spesso citato dalla politica di area conservatrice, si poggia proprio su questo assunto.
Tuttavia, un recente studio mette in dubbio l’efficacia degli aiuti economici nel contrasto alla migrazioni: al contrario, aumentare il livelli di reddito può rivelarsi un incentivo a partire, in quanto un maggior numero di persone, dopo il sostegno estero, avrebbero accesso alle risorse economiche necessarie per affrontare le spese del viaggio. E’ quanto si legge nel policy paper firmato dall’economista dello sviluppo Michael Andrew Clemens, research fellow presso l’Insititute of Labor Economics.
“Le evidenze suggeriscono che la capacità degli aiuti economici nello scoraggiare la migrazione è minima, nel migliore dei casi”, si legge sin dall’abstract dello studio, “gli aiuti possono solo incoraggiare la crescita economica, l’occupazione e la sicurezza a un livello limitato. Oltre a questo, lo sviluppo in quasi tutti i Paesi in precedenza poveri ha prodotto un aumento dell’emigrazione”.
Più avanti nella discussione il punto viene ulteriormente chiarito: “Le più elementari teorie economiche della migrazione implicano che maggiori opportunità economiche a casa ridurranno l’incentivo e quindi la tendenza ad emigrare, a parità delle altre condizioni (Sjaastad 1962). Ma le condizioni non restano uguali. Con il procedere dello sviluppo, il capitale umano si accumula, le connessioni alle reti internazionali aumentano, aumentano le aspirazioni e si riducono i limiti di credito. Tutti questi cambiamenti tendono ad aumentare l’emigrazione”.
Secondo vari studi citati all’interno del paper l’incremento nel reddito pro capite inizia a ridurre la propensione alle partenze solo a partire dagli 8-10mila dollari PPP: il quintile più povero dei Paesi arriverebbe a questa soglia solo nel 2198 se venisse confermato il trend degli ultimi 24 anni. Se gli aiuti esteri fossero in grado di incrementare tale crescita di un punto percentuale ogni anno la soglia verrebbe raggiunta nel 2097.
Che gli aiuti stranieri possano raggiungere effettivamente questo obiettivo “è lontano dall’essere assodato”, prosegue Clemens. In ogni caso, sarebbero necessari aiuti talmente onerosi da risultare probabilmente impopolari nei Paesi che intendono, con tale misura a lungo termine, scoraggiare l’immigrazione.