Da gennaio le tradizionali buste della spesa saranno sostituite da quelle eco compatibili: per gli ambientalisti sono riutilizzabili e inquinano meno. Eppure per sbugiardarli basta poco: una piccola bottiglia per esempio…
di Franco Battaglia
Centinaia di strutture che sono pleonastiche, se ci va bene. Ma troppo sovente ci va male, e così troppo sovente sono, quelle strutture, dannose. Ove c’è qualcuno che vorrebbe avviare un’attività produttiva, ecco che ti piomba il ministero o, come vuole il caso, l’assessorato, dell’Ambiente col preciso compito di renderla improduttiva. Accanto alle attività primarie, secondarie e terziarie (agricoltura, industria e servizi) cui la maggior parte di noi è dedita, vi sono le «attività quaternarie», il cui obbiettivo è uno solo: distruggere tutte le altre attività.
Orbene, a differenza di tutti gli altri, che cercano di regolare attività produttive, i ministeri e assessorati all’Ambiente esistono per regolare le «attività quaternarie». La molla ufficiale delle loro azioni sarebbe la difesa dell’ambiente, ma difficilmente esse hanno avuto qualche influenza positiva, anche minima, sull’ambiente.
Le influenze negative, invece, si sprecano. La regola che seguono per decidere quale azione intraprendere è questa: per affrontare un problema – spesso presunto – trovare e perseguire tenacemente la soluzione – si fa per dire – che richieda il massimo dei costi col minimo dei risultati.
L’ultima che si sono inventata sarebbe di voler abolire le buste di plastica. Non chiedetemi quali, perché non l’ho capito. Quelle della spesa? Quelle del pattume? Non lo so, forse entrambe. Le associazioni ambientaliste tifano per le buste da spesa eco-compatibili perché sono riutilizzabili. Chissà mai perché non si possano riutilizzare quelle di plastica. E quanto alle buste per il pattume, una volta nell’inceneritore, quelle di plastica fanno la stessa fine di quelle ecologiche o presunte tali.
Ammesso e non concesso che la fine che fanno le prime sia dannosa e che sia virtuosa la fine che fanno le seconde, quel che manca in queste proposte è la cognizione delle dimensioni dei problemi, in questo caso infime. In un sacco di 5 kg di pattume che va a finire nell’inceneritore, il sacco medesimo peserà – quanto? – 30 grammi. Una sola bottiglia in Pet dentro quel sacco vanificherebbe ogni sforzo a sostituire il contenitore non-eco (o presunto tale) con uno eco (o presunto tale). Insomma, possiamo dire che queste buste (presunte) eco sono quella cosa che con la quale o senza la quale si rimane tali e quali.
Ci dicono che anche le bottiglie andrebbero sostituite. Non le vogliono di Pet ma di Pla. Entrambi polimeri, ottenuti dal petrolio il primo e da un processo agricolo il secondo. Ma siccome l’ignoranza ambientalista ha deciso che l’agricoltura è natura e che tutto ciò che è natura è buono per definizione, allora viva il Pla e abbasso il Pet. Se ci pensiamo bene, invece, non solo l’agricoltura non è natura, ma è il petrolio ad essere natura.
Inoltre, non è neanche vero che tutto ciò che è natura è buono per definizione: anzi, di solito succede il contrario. L’agricoltura è una delle più fantastiche conquiste dell’ingegno umano, senza il quale alcun prodotto agricolo neanche esisterebbe. E il petrolio è una delle più fetide schifezze mai prodotte da madre natura, che solo l’ingegno umano ha saputo elevare a preziosa risorsa, grazie alla chimica, che è una benedizione dell’umanità. Ma, come ben sappiamo, tutte le benedizioni per l’umanità sono avversate dagli ambientalisti, i quali hanno l’umanità in uggia.
Quando oltre 25 anni fa nacquero in Germania i primi Verdi, cominciarono subito a far danni, imponendo il bando del Pet a favore del vetro. Il pregiudizio su Pet e vetro era la riciclabità di questo ma non di quello, mentre è vero quasi il contrario. Dal vetro riciclato si produce vetro scuro, di commerciabilità limitata; mentre il Pet può riciclarsi quasi all’infinito con fantastica versatilità (da poche bottiglie di cola si può produrre una maglietta di pile) e, grazie all’elevato potere calorifico, in un inceneritore produce energia evitando di bruciare gas o petrolio.
E, a questo proposito, va detto che se per produrre 1000 bottiglie in Pet occorrono 100 litri di petrolio, per produrre le stesse in vetro di litri di petrolio ne occorrono 250. Non a caso i tedeschi, negli anni, hanno soppresso quel bando. Insomma, ad essere ambientalisti virtuosi si dovrebbe preferire il Pet al vetro, contrariamente ai consigli dei ministeri e degli assessorati all’ambiente. Meglio chiuderli.