Dal sito di Neodemos 13 dicembre 2016
di Franco Bonarini
In diversi paesi europei ci sono cambiamenti nella nuzialità che meritano attenzione. Alcuni riguardano anche l’Italia e la loro considerazione può essere utile anche per inquadrare l’aumento recente del numero dei matrimoni registrato in Italia nel 2015.
Ancora rilevante il peso della struttura
Nel 2015 in Italia si sono avuti complessivamente 4612 matrimoni in più rispetto all’anno precedente. Quasi due terzi (2941) riguardano matrimoni celebrati per ricostituire una famiglia (cioè almeno uno sposo ha già avuto un precedente matrimonio), e poco più di un terzo (1671) sono matrimoni tra celibi e nubili. In totale quelli con la sposa nubile sono cresciuti di 3335 unità, quasi il 70% dell’aumento complessivo. Oltre al numero dei matrimoni è aumentata anche la nuzialità, cioè la propensione a sposarsi, espressa dal Tasso di Nuzialità Totale (TNT) che si è riportato al livello di quello del 2013 (475 primi matrimoni per mille donne).
Se non ci fosse stato un peggioramento della struttura per età della popolazione femminile rispetto all’anno precedente, cioè una diminuzione delle donne nelle fasce d’età giovani, con questo valore del TNT avremmo avuto un aumento di 4400 matrimoni di nubili, invece di 3355, e, con un TNT conseguente, di 2942 matrimoni tra celibi e nubili (entrambi italiani) invece di 2065. L’impatto della struttura è stato rilevante, come lo è stato del resto anche in passato e lo sarà negli anni futuri.
Tra il 1995 ed il 2013 si è avuta una riduzione di 102mila primi matrimoni di nubili, 42mila imputabili alle variazioni strutturali e 52 mila imputabili alla diminuzione della nuzialità. Se restasse immutato il tasso di nuzialità totale pari a quello osservato nel 2013 (475 primi matrimoni), per effetto della riduzione delle donne, nel 2025 avremmo 13 mila primi matrimoni in meno rispetto a quelli del 2013.
Alla luce di questi risultati, l’aumento dei matrimoni nel 2015 è sorprendente perché avvenuto in presenza di una diminuzione del numero delle donne. Come si è detto, è imputabile ad una più alta nuzialità, conseguenza di un probabile recupero di matrimoni rinviati negli ultimi anni. Per continuare ad avere in futuro un numero di primi matrimoni pari a quello del 2015 (174 mila) il TNT dovrà aumentare fino a raggiungere un valore di 486 primi matrimoni nel 2020. Per avere in quest’anno un numero di matrimoni pari a quello registrato nel 2010, cioè cinque anni prima del recente aumento, dovremo avere un TNT di 556 matrimoni, pari a quello registrato nel 2009.
È un valore un po’ ambizioso, anche perché, se ci mettiamo al riparo dagli effetti di recupero e seguiamo un’ottica di analisi longitudinale, al momento non si avrebbero segnali di una crescita della nuzialità nelle generazioni di donne più recenti. Il 76% delle donne nate nel 1972 si sono sposate almeno una volta prima di 40 anni, cioè pressoché fino al termine della loro vita nuziale. Se le generazioni più giovani (le nate nel 1982) mantenessero la differenza di nuzialità rispetto alla generazione 1972 osservata fino a 30 anni, si stima che il 67% di quest’ultime si sposerebbero prima di 40 anni, cioè mostrerebbero un ulteriore calo della nuzialità, invece di un aumento.
La nuzialità comunque cambia
D’altra parte occorre osservare che c’è una ripresa della nuzialità in vari paesi europei e possiamo chiederci se questa circostanza possa avere effetti di emulazione anche in Italia. La nuzialità ha invertito la rotta in alcuni paesi, soprattutto del Nord Europa, a cominciare dalla Svezia fin dal 1998. L’aumento non pare attribuibile a variazioni strutturali della popolazione, ma è effettivo. Le motivazioni possono essere diverse e vanno da ragioni di opportunità a aspetti più strettamente sentimentali.
Questi paesi erano stati i precursori della fase di diminuzione della nuzialità dagli anni Sessanta, poi seguiti da altri compresa l’Italia a partire dalla seconda metà degli anni Settanta. È possibile che continuino ad essere precursori anche nella inversione di tendenza della nuzialità,soprattutto in Italia ove, come è noto, il matrimonio resta ancor oggi un valore condiviso e comunque è un’esperienza largamente diffusa anche nell’attuale fase di diminuzione della nuzialità. Ad esempio, tra le nate nel 1972 la percentuale di sposate fino a 50 anni raggiunge l’80%.
Altri cambiamenti riguardano anche la crescita dei matrimoni celebrati ad età avanzate (oltre 50 anni) e le caratteristiche di queste coppie. Essenzialmente, si tratta di matrimoni celebrati per ricostituire una famiglia, ma in parte (circa un quinto) sono primi matrimoni. Presentano alcune specificità, come ad esempio forti differenze d’età tra gli sposi, come già stato riportato su Neodemos.
In generale poi ci c’è un aumento dell’eterogamia rispetto all’età degli sposi e ad altri caratteri. C’era stato in passato un aumento dell’omogamia rispetto all’età, in linea con una maggior condivisione dei ruoli familiari, poi seguito sorprendentemente da un aumento dell’eterogamia. Sono cresciuti i matrimoni con forte differenza d’età tra gli sposi a favore dello sposo, come anche i matrimoni con la sposa più vecchia dello sposo.
Il modello tradizionale dello sposo più vecchio della sposa, pur continuando ad essere prevalente, è meno frequente che in passato. Rispetto al grado di istruzione sono più frequenti i matrimoni con lo sposo meno istruito della sposa, piuttosto che viceversa. Aumenta anche l’eterogamia rispetto alla nazionalità, come anche rispetto al luogo di residenza. Queste innovazioni vanno tutte nella direzione di un progressivo abbandono di un modello standardizzato di matrimonio, sostituito da combinazioni meno stereotipate secondo scelte più personali
È cambiata in Italia anche la legge sul divorzio con l’introduzione di una procedura più breve (e meno costosa) e successivamente con una riduzione del tempo di attesa dopo la separazione. Queste semplificazioni possono agire in senso positivo nella determinazione di contrarre un matrimonio, alla stessa stregua degli effetti di innovazioni legislative a favore delle coppie sposate già osservati in passato in diversi paesi europei.
Segnali contrastanti
Questi segnali, anche se contrastanti, alcuni in positivo altri in negativo, indubbiamente mostrano che sono in atto cambiamenti importanti nella formazione delle coppie e possono lasciar intravedere una crescita degli indicatori della nuzialità (essenzialmente il TNT) in un prossimo futuro. Meno probabile invece sembra una crescita consistente e duratura del numero dei matrimoni a motivo delle variazioni strutturali della popolazione.
È comunque presto per vedere nell’aumento dei matrimoni del 2015 (e probabilmente ci sarà anche nel 2016 a giudicare dai dati parziali registrati fino a giugno) una inversione del trend discendente della nuzialità, come è già stato osservato su Neodemos. Tanto più che crescite temporanee dei matrimoni sono già avvenute in passato nel nostro paese (dal 1987 al 1989, in prossimità dell’inizio del nuovo millennio tra il 1998 ed il 2000 e nel 2012) subito smentite dalla ripresa di un calo ancor più consistente di prima.