“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
Questa santa apparteneva a una famiglia di cristiani fuggiti in Gallia per sottrarsi alle persecuzioni. Era ancora una bambina quando i suoi si trasferirono, e crebbe praticamente da quelle parti, bellissima adolescente, da far girare la testa a molti. Passarono gli anni, e il pericolo sembrò attenuarsi.
I cristiani per secoli vissero così, sempre sul chi vive, tra relativa tranquillità, allarme o, addirittura, tragedia. Sempre, evangelicamente, «con le vesti cinte e i calzari ai piedi», per loro davvero questa vita era esilio. A volte, però, la terra cessava di scottare sotto i piedi e, cedendo all’umanissima voglia di serenità, abbassavano la guardia.
Ma questa è valle di lacrime, e non dà tregua a nessuno. Mai. Più cerchi di fuggire la croce, più questa ti insegue, pronta ad abbattersi su di te quando meno te l’aspetti. Quasi non si fa in tempo a piegare le labbra al sorriso che già arriva qualcosa che te le riporta alla mestizia.
La cosa, per Tanca, andò così: il suo padrino di battesimo aveva dato una festa. Lei era tra gli invitati. Sì mise in cammino accompagnata da un servo, come prudenza imponeva in quei tempi. Tutto poteva immaginare, però, tranne che proprio accanto a lei si celasse l’insidia. Infatti, a metà percorso, quello cercò di violentarla. Tanca resistette con tutte le forze e finì ammazzata. Dicono che il suo corpo si rizzò davanti all’esterrefatto assassino e tornò a casa, crollando nel luogo dove poi fu sepolto.
Forse per un facile ritornello sul suo nome in francese (Tanche, ètanche, e “stagnare”), veniva invocata contro le emorragie e le incontinenze urinarie
il Giornale