“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
A diciott’anni era suora sacramentina, l’anno dopo fu presa la Bastiglia (il cui discutibile anniversario cade giusto domani). In breve tempo i sanculotti «liberarono», lei e tutte le altre Suore di Francia, stupendosi perché la quasi totalità di esse rifiutava la libertà dalla «superstizione».
Lei e le consorelle, «refrattarie» al giuramento alla Costituzione civile del clero, affittarono una casa e Continuarono privatamente la loro vita consacrata. Suo padre fu arrestato come «sospetto» (magari s’era scordato la coccarda tricolore o il certificato di “civismo”) e i suoi fratelli vennero arruolati a forza nelle armate repubblicane.
Poiché la madre era rimasta sola e priva di mezzi con le altre due figlie, Thérèse tornò brevemente a casa per assisterla. Nel frattempo cominciava il Terrore e le sue consorelle finivano arrestate. La scongiurarono di restare dov’era, di nascondersi, ma lei non ne volle sapere.
Si presentò al giudice e si dichiarò. Quello, commosso dal suo coraggio e dalla sua giovane età, cercò in tutti i modi di indurla al giuramento scismatico: hai ancora tutta la vita davanti, tua madre ha così tanto bisogno di te, eccetera. Ma lei rispose con tutta fermezza che di giuramenti ne aveva già fatto uno, a Dio, e non aveva nessuna intenzione di farne altri.
Si spicciassero, piuttosto, perché l’indomani era festa nazionale e si dovevano premiare gli “eroi della Bastiglia”. La ghigliottina di fretta la sera del 13 luglio. Gli “eroi della Bastiglia? Quasi nessuno si presentò a ritirare il premio. Avevano in gran maggioranza precedenti penali, parecchie pendenze di diritto comune con la giustizia e nessuna voglia di andare a mettersi in mostra giusto davanti alle autorità e al popolo parigino. Qualcuno avrebbe potuto riconoscerli.
il Giornale 13 luglio 1995