“cercate ogni giorno il volto dei santi e traete conforto dai loro discorsi”
[Didaché IV, 2; CN ed., Roma 1978, pag. 32].
di Rino Cammilleri
Tra il 1678 e il 1680 nell’Inghilterra del re Carlo II «erano molti a offrirsi come delatori in cambio di compenso» (così scrive il Dizionario del Butler alla voce corrispondente). Tra questi, un certo Titus Oates, che rivelò l’esistenza di una “congiura papista” tesa ad assassinare il re e mezzo Parlamento per restaurare il cattolicesimo nel Regno Unito.
Seguì «una volgare campagna di stampa» che portò a processi parzialissimi e costò il collo a quarantacinque cattolici inglesi. Nel mirino finirono (tanto per cambiare) soprattutto i gesuiti col loro superiore, Thomas Whitebread. Quest’ultimo, dopo mesi e mesi di carcere insieme ai confratelli John Fenwick, William Harcourt, John Gavan e Anthony Turner, fu finalmente processato, anche se il teste principale, l’Oates, era stato a suo tempo espulso per indegnità proprio dal loro collegio.
Il Lord Cancelliere di Giustizia, Scroggs, li condannò tutti a morte per alto tradimento. Ovviamente, in cella fu loro fatto sapere che, detto fra noi, se fossero passati al protestantesimo si sarebbe chiuso un occhio. Ma così non fu e i cinque vennero regolarmente impiccati. Questo avveniva nel Paese che gli Illuministi, soprattutto francesi, del secolo seguente avrebbero additato ad esempio di civiltà giuridica e saggezza politica.
Quando toccò, in seguito, a Scroggs di finire sul banco degli imputati per alto tradimento, qualcuno osservò che con lo stesso tipo di prove erano stati giustiziati Whitebread e compagni. Ma si dovette attendere il re Giacomo II perché l’Oates finisse frustato e poi all’ergastolo per falsa testimonianza.
Il Giornale 20 giugno 2005