Il 17 ottobre 2006 il Cardinale Francis Arinze, Prefetto della Congregazione del Culto Divino, ha dato comunicazione a tutte le Conferenze episcopali del mondo che, «su indirizzo» di Papa Benedetto XVI, dopo una lunga riflessione e come conseguenza di un sondaggio nei vari Paesi iniziato un anno e mezzo fa, sarà modificata la formula della consacrazione del pane e del vino nella Messa cattolica con il ripristino dell’antica formula – in vigore da sempre nel Rito Romano antico – “per voi e per molti” al posto di quella introdotta con la riforma liturgica del 1969: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”.
La più importante è quella di evitare un certo meccanicismo che a partire dal “per tutti” può lasciar intendere che tutti, in ogni caso, si salvino grazie al sacrificio di Cristo (in pratica, la conseguenza di tale meccanicismo sarebbe la negazione dell’esistenza della possibilità della dannazione eterna per chi muore in stato di peccato mortale). Il Cardinale spiega inoltre come l’espressione “per molti”, anche se rimane aperta all’inclusione di ogni singola persona umana, riflette anche il fatto che questa salvezza non arriva però in modo meccanico, senza la volontà e la partecipazione personale.
Di conseguenza, il fedele viene ancor più sollecitato a vivere intensamente e correttamente la propria fede per avere la sicurezza di entrare nei “molti” alla fine della sua esistenza. La modifica (il “per tutti” ideato “a tavolino” con la riforma liturgica) del testo esatto della consacrazione così come riportato dai Vangeli, era da sempre una delle più gravi accuse che i fedeli del Rito Romano antico muovevano al Novus Ordo del 1969 (anche Mel Gibson, noto tradizionalista, nel suo film The Passion,nella scena dell’Ultima Cena fa dire a Gesù le esatte parole della Consacrazione, e non quelle più “politicamente corrette” del Novus Ordo).
Per tali ragioni di ordine liturgico, ma anche teologico e catechetico, la Santa Sede ha invitato tutte le conferenze episcopali (compresa quella italiana) ad «intraprendere la necessaria catechesi dei fedeli» nei prossimi «uno o due anni» preparandoli alla nuova e più corretta formulazione che entrerà in vigore «nella prossima traduzione del Messale Romano».