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(…) Da molto tempo suonavano falsi al nostro orecchio i molteplici usi che in certi ambienti vengono fatti della parola “dialogo”. Intorno all’asse fermo di un significato residuale legittimo, notavamo che quella parola era manipolata, nel linguaggio quotidiano di questi ambienti e in certi commenti della stampa, in modo così forzato e artificioso, con audacie così sconcertanti e significati soggiacenti così vari, che sentivamo la necessità, forte come un imperativo di coscienza, di protestare contro questa trasgressione d’ogni regola di corretto linguaggio (…)