Il premier turco Erdogan: l’Europa dimostri che non è un club cristiano. La Francia, favorevole “per interesse”, chiede il riconoscimento del genocidio armeno. Vescovi europei: L’Ue dimentica le offese turche alla libertà religiosa.
La questione dell’entrata di Ankara in Europa è al centro di polemiche e dichiarazioni di diversi leader politici. Questa mattina il premier turco Erdogan, in partenza per Bruxelles, ha dichiarato che “i dirigenti europei devono dimostrare di non essere un club cristiano” accogliendo la richiesta turca di entrare in Europa. La Turchia è un paese al 99% musulmano; di recente il governo ha varato un nutrito corpo di leggi per adeguarsi agli standard legislativi europei. Tale sforzo legislativo è stato compiuto negli ultimi 2 anni, mentre la prima richiesta di entrare in Europa risale al lontano 12 settembre 1963.
Secondo osservatori internazionali la Turchia – nonostante l’abolizione della pena di morte e la garanzia dei diritti linguistici delle minoranze – deve ancora compiere miglioramenti decisivi per raggiungere appieno il livello dei diritti civili richiesti dall’Ue. In particolare Human Rights Watch rimarca che restano 2 piaghe sociali molto gravi: la tortura e i maltrattamenti nelle carceri, e il ritorno dei 350 mila profughi curdi scacciati dalle loro case negli anni ’90.
Anche la piena libertà religiosa è un problema tutt’ora aperto in Turchia: le comunità religiose non islamiche non hanno alcun riconoscimento giuridico ufficiale. Nei giorni scorsi i vescovi europei, per bocca del loro vice-presidente mons. Hippolyte Simon, si erano detti “stupiti” che l’Unione europea, dando il primo via libera ai colloqui turco-europei, “abbia passato sotto silenzio le trasgressioni alla libertà religiosa osservate in Turchia”, come invece dichiarato dal rapporto della stessa Commissione di Bruxelles. I vescovi cattolici turchi hanno dichiarato di essere favorevoli alla Turchia nell’Ue perché così le minoranze religiose potrebbero veder riconosciuti i loro diritti. L’ingresso di Ankara nell’Ue, secondo la Conferenza episcopale turca, può evitare che il paese cada sotto l’influsso del fondamentalismo islamico.
In un’intervista televisiva diffusa ieri il presidente francese Chirac ha dichiarato di essere favorevole all’ingresso di Ankara nell’Ue “perché l’Europa, e in particolare la Francia, ne hanno interesse”. Chirac si dice favorevole all’entrata di Ankara in Europa “se la Turchia soddisfa la totalità delle condizioni che vengono imposte a ciascun candidato”.
Una di queste dovrebbe essere il riconoscimento del genocidio armeno, compiuto dalla Turchia contro la minoranza armena nel 1915, quando vennero uccisi 1,5 milioni di armeni cristiani. Gli storici considerano il genocidio armeno il “modello ispiratore” della Shoà nazista contro gli ebrei. Ieri il ministro degli Esteri francesi, Michel Barnier, ha dichiarato che “nel corso dei colloqui per l’entrata nell’Ue, la Francia chiederà [al governo turco, ndr] il riconoscimento del genocidio armeno”. Il portavoce del governo di Ankara ha subito risposto che “siccome non c’è stato un genocidio, non esiste il problema di riconoscere un genocidio non avvenuto”. La Turchia ha sempre negato ogni coinvolgimento nella strage degli armeni, affermando che si è trattato di “spontanei atti di violenza”. (LF)