Accolto come un passo storico, l’accordo siglato tra Unione Europea e Turchia lascia ancora dubbi sulla soluzione della questione cipriota.
Brussels (AsiaNews/Agenzie) – Accolto come un passo storico, l’accordo siglato tra Unione Europea e Turchia lascia ancora dubbi sulla soluzione della questione cipriota. Ieri, le due parti hanno fissato al 3 ottobre 2005 l’apertura dei negoziati sull’eventuale entrata del paese musulmano nei Venticinque, dopo aver superato la crisi aperta dalla richiesta dell’UE del riconoscimento della Cipro greca da parte di Ankara.
Secondo gli accordi, la Turchia doveva stilare una dichiarazione scritta con la quale si impegnava a firmare un documento, che estende il Protocollo dell’accordo doganale e commerciale ai 10 nuovi membri Ue, riconoscendo così implicitamente la Repubblica di Cipro; il tutto entro l’inizio dei negoziati.
Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan è riuscito ad uscire dall’empasse ottenendo un testo di compromesso, nel quale Ankara si impegna, con una dichiarazione verbale, a estendere anche a Cipro il protocollo. Erdogan ha specificato che il testo non è un riconoscimento ufficiale di Cipro. “Non abbiamo ottenuto il 100% di quello che avremmo voluto – ha detto il premier turco – ma possiamo dire che l’incontro è stato un successo”. L’accordo, infatti, rappresenta comunque una vittoria per la Turchia, che da anni si batte per confermare i requisiti richiesti dall’Unione.
La questione del riconoscimento di Cipro non era mai stata una condizione per l’avvio dei negoziati; l’isola, unitasi all’UE lo scorso maggio, ha però più volte obiettato al fatto che la Turchia rifiutasse di riconoscerla a livello diplomatico. Cipro è divisa fra la comunità greca e quella turca. A livello internazionale, solo la Turchia riconosce lo stato cipriota del nord, ma non quello del sud.
La due giorni dell’incontro UE – Turchia ha stabilito per Ankara nuove condizioni da raggiungere prima di potersi dire membro dell’Unione Europea. In agenda: sviluppo delle strutture politiche e economiche, miglioramenti nel campo di diritti umani, rispetto delle minoranze e legislazione. Diritti della dona e libertà religiosa rappresentano le sfide più grandi per il paese; per molti turchi si tratta di una rivoluzione sociale e storica.
Si ritiene che la Turchia non raggiungerà gli standard richiesti prima di 15 anni; per quel tempo il Paese rappresenterà il blocco più popoloso dell’Unione (più di 80 milioni di abitanti), dato che gli assicurerà un forte potere decisionale e la maggioranza dei seggi nel parlamento europeo.