Il Corriere del Sud.it lunedì 30 marzo 2015
di Andrea Bartelloni
Qualche giorno fa, entrando in un edificio pubblico un manifesto ha attirato la mia attenzione: “Student* contro le mafie”. Subito sono andato a cercare in fondo al foglio l’asterisco per capire l’eventuale rimando a qualche cosa che motivasse l’inglese contro le mafie, ma niente. Forse un errore di stampa o altro.
Altro infatti, siamo arrivati all’estremo della lotta per un uso non sessista della nostra cara lingua. Non bastavano gli inglesismi che imperversano a martoriare la lingua che fu di Dante e di Manzoni ora anche gli asterischi per il trionfo del linguisticamente corretto. Questa storia ha origine alla fine degli anni 80 con le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana promosse dalla Presidenza del Consiglio e dalla Commissione per la parità e per le pari opportunità. Raccomandazioni per evitare, ad es., il maschile quando ingloba ambedue i generi o l’articolo davanti ai cognomi di donne. La cosa che ebbe risalto mediatico fu l’invito ad abolire il termine signorina.
Da allora hanno iniziato a imperversare i termini come avvocata, ministra, sindaca, la vigile, tutto finalizzato ad evitare il suffisso –essa.
Una battaglia che ora sta prendendo una piega nuova: l’asterisco per evitare qualsiasi riferimento sessista e inglobare tutti per non offendere nessuno. Si, perché dire studenti potrebbe sembrare escludere le studentesse e così sarà per i giocator*, i pugil*, i vigil* e ancora quando ci sarà una riunione di avvocat* ne guadagnerà anche la sintesi e si risparmierà inchiostro.
Sarà originale leggere: “All’assemblea di condominio eravamo tutt* d’accordo”. La nostra lingua italiana è fatta in questo modo certe forme maschili non sono discriminatorie nei confronti del genere femminile: la maestra che dice: “Bambini tornate in classe” non è sgrammaticata e non vuole lasciare le bambine fuori. E pensiamo al mondo animale: l’ornitorinco, la folaga, il germano, il delfino o il boa quando prenderanno consapevolezza di tutte queste discriminazioni cosa faranno e il boa femmina cosa diventerà?
Speriamo che tutto questo, che ha molto del ridicolo, venga sommerso da una sonora risata.
Ma riflettiamo comunque su come la neolingua si stia insinuando e dietro alla guerra delle parole ci sia, quasi sempre, una battaglia culturale.