Tradizione Famiglia Proprietà Newsletter 23 Agosto 2021
di Edwin Benson
“La rivoluzione non nasce da una società stabile di persone integre; essa proviene da una società divisa, popolata da una cittadinanza ferita che vede la rivoluzione come giusta soluzione”. Questa è una delle tante affermazioni degne di citazione del libro Awake, Not Woke: A Christian Response to the Cult of Progressive Ideology (Risvegliati dal Risveglio, una risposta cristiana alla setta dell’ideologia progressista), di Noelle Mering.
La maggior parte delle persone trova sconcertante l’intero movimento “woke”. Era dagli anni Sessanta che nessun movimento rivoluzionario tentava un cambiamento culturale così forte. La folla “woke” trova difetti in ogni aspetto della vita. Vedono l’oppressione in tutto, dalla torta di mele alla matematica alle armi nucleari.
Le idee “svegliate” consentono a qualsiasi persona “oppressa” di compiere un’azione proibita, non importa quanto riprovevole essa sia. Awake, Not Woke è una guida a quella visione del mondo “svegliata”, dove la signora Mering racconta in cosa consiste e come alcuni sono arrivati a sposarla, rivelando le sue pecche e indicando la strada del ritorno alla sanità mentale.
I tre dogmi woke
In poche parole, possono essere riassunti in questo modo: “Il primo dei tre dogmi dell’ideologia woke dominante è il primato del gruppo sulla persona; il secondo è l’enfasi sulla volontà a spese della ragione o della natura; e il terzo è l’elevazione del potere umano nel rifiuto dell’autorità superiore”.
Sia il cristianesimo sia la cultura americana hanno un forte senso dell’individualità. Il libero arbitrio è una dottrina religiosa e laica, che ha le sue conseguenze nella vita degli individui. Il cristianesimo insegna che gli individui dovranno rendere conto delle loro azioni al momento del loro giudizio: coloro che hanno risposto bene alla grazia di Dio raggiungeranno il paradiso; coloro che hanno rifiutato la Sua Volontà avranno il tormento eterno.
Allo stesso modo, lo Stato esercita la giustizia attraverso i suoi sistemi legali e di polizia prendendo in esame gli atti di un individuo. Quando è accusata di un crimine, la persona dovrà essere giudicata colpevole o non colpevole. La colpa comporta la punizione. Gli innocenti sono liberi di vivere e agire nella società. La persona woke rifiuta ogni responsabilità individuale.
L’appartenenza a un gruppo determina il proprio giudizio. Il vetero-marxista definisce i gruppi per classe economica: i poveri oppressi e i ricchi oppressori. Il movimento del “risveglio” o woke sposta l’attenzione su razza e identità. Pertanto, il movimento woke tollera solo quei bianchi che prendono posizioni antirazziste radicali. Neri, ispanici, asiatici e tutti i popoli indigeni sono automaticamente virtuosi.
Una dottrina basata sull’egoismo
Secondo la signora Mering, lo sviluppo della visione del mondo woke procede da due domande, entrambe incentrate su motivi egoistici. La prima domanda è: “Cosa voglio?”. I desideri personali diventano tutti importanti. Non esistono limiti legittimi, specialmente nel campo del comportamento sessuale.
Questa ideologia sostiene che la cultura dominante oppressiva tiene a freno tutte le altre e crea tutte le differenze tra uomini e donne, che invece vanno viste come una questione di preferenze personali. Questa attenzione al piacere sessuale sminuisce anche il ruolo della famiglia, responsabile di opprimere donne e bambini. La seconda domanda è: “Come sono stato ferito?”.
Il cristianesimo ci insegna ad accettare le nostre sofferenze e a trascenderle facendo del bene agli altri. I woke si sbracciano invece per ritenere qualcuno o qualche gruppo sempre responsabile delle disgrazie individuali. Questo semenzaio di risentimento diventa la radice del desiderio di potere, da usare in seguito per punire l’oppressore. Mentre la domanda sulla voglia di piacere si concentra sulla sessualità, la domanda sul risentimento si concentra sulla razza.
A differenza dei “costrutti sociali” sessuali, che sarebbero mutevoli, il movimento woke enfatizza le differenze razziali che non sono modificabili. I “risvegliati” del movimento woke credono che qualsiasi relazione tra una persona bianca e una di un’altra razza comporti un tentativo oppressore di mantenere il potere e l’autorità. C’è poco che la persona bianca possa fare anche quando segue un rigido codice antirazzista.
Una visione del mondo profondamente distorta
L’estate del 2020 ha fornito abbondanti prove di come le idee woke abbiano distrutto l’ordine sociale (le settimane di disturbi sociali in America che hanno seguito l’omicidio di George Floyd, ndt). I 2 miliardi di dollari di distruzione nelle città della nazione sono il risultato della disintegrazione della responsabilità individuale. Il concentrarsi su desideri e risentimenti priva le persone di qualsiasi ideale superiore. La sessualità sfrenata li rende animaleschi e il risentimento li fa infuriare.
L’essere un tempo umano diventa una bestia furibonda. “La storia ci mostra che gli esseri umani sono capaci di malvagità prima inimmaginabili, specialmente se, in cerca di un significato, viene fornito qualcuno da odiare e una convinzione che quell’odio è giusto”. La signora Mering paragona il movimento woke alla Rivoluzione Culturale cinese (1966-1976). Mao si presentava allora come una figura divina. I suoi seguaci portavano un piccolo libro rosso con le sue citazioni, che consideravano verità rivelate.
Molte citazioni soffiavano sull’odio contro ogni tradizione ma si concentravano soprattutto sulla classe dei “proprietari”, i quali venivano giudicati pubblicamente da “tribunali del popolo” che li spogliavano di ogni dignità umana. Allo stesso tempo, i loro accusatori assomigliavano sempre più a gatti selvatici che litigano per un pezzo di pesce.
Una tale società finisce nel caos e solo allora arriva il colpo di grazia. Il governo centrale usa la sua autorità e le sue truppe per porre fine al caos, instaurando un regime più oppressivo di qualsiasi cosa vista prima.
Come può riprendersi la società?
Molti opinionisti e sociologi condannano la cultura woke, ma non arrivano a vedere che è il prodotto di una decadente società liberal che porta l’individualismo fino all’estremo di consentire alla persona di definire il proprio “genere”, l’identità e ciò che è giusto o sbagliato. La cultura woke trasforma la libertà in licenza di fare ciò che si vuole, distruggendo tutte quelle strutture che danno scopo e significato alla vita. Soprattutto, il mondo woke non ha in nessun conto Dio o la Chiesa.
Per la signora Mering l’unica istituzione sociale che può riparare il danno è la famiglia e parla per esperienza essendo madre di sei figli. “Ciascuno dei tre dogmi distorti del movimento woke – diminuzione della persona, rifiuto della ragione e disprezzo dell’autorità – possono essere capovolti dal motore di una famiglia sana”. L’autrice sostiene che la famiglia tradizionale, come la conosciamo, è un prodotto del cristianesimo.
La Chiesa, sostiene, estese la famiglia – limitata dai romani pagani principalmente ai patrizi – “ad ogni classe, anche agli schiavi”. La famiglia può restaurare la società perché ha tre punti di forza che mancano ad altre istituzioni sociali. “In primo luogo, la famiglia è profondamente personale”. La famiglia è una conseguenza della legge naturale e si piega solo sotto una forza immensa.
Ogni famiglia funziona in modi diversi, sebbene la natura della famiglia sia una sola. In secondo luogo, la famiglia trasmette virtù che favoriscono l’ordine e la ragione. I genitori cristiani insegnano le tradizioni, la morale e la fede alla generazione successiva. La terza forza sta nel fatto che la famiglia educa i figli alla “giusta autorità, non attraverso il controllo o il dominio, ma con cura e saggezza al fine di saper rispettare i limiti e nutrire l’amore per il bene”.
Una base per comprendere l’ideologia woke
Il libro spiega le correnti intellettuali che hanno portato al movimento woke. Particolarmente degna di nota è la descrizione dell’autrice dell’impatto avuto dalla “Scuola di Francoforte” sul movimento. Awake, not woke – una risposta cristiana al culto dell’ideologia progressista, di Noelle Mering, è una risorsa estremamente preziosa. Non è una lettura facile o veloce. La difficoltà non è dovuta al gergo filosofico, ma piuttosto all’invito del libro a riflettere su ciò che è accaduto alla nazione. Un libro da leggere lentamente e sul quale riflettere.