La Chiesa insegna che la guerra non è mai il mezzo idoneo per risolvere le questioni della giustizia perché nella guerra non sempre vince chi è nel giusto, ammesso che sia facile capire chi è nel giusto, dato che ogni contendente giustifica sempre molto bene le proprie ragioni.Tuttavia, la Chiesa insegna che, fino a quando- non ci sarà un’autorità intrernazionale competente, munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa – (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.79). Ma anche quando esisterà una vera autorità internazionale e un vero tribunale internazionale, la Chiesa ricorda che sarà sempre necessario un esercito internazionale in grado di far rispettare le decisioni del tribunale stesso con l’uso lecito della forza : – gli uomini, in quanto peccatori, sono e saranno sempre sotto la minaccia della guerra fino alla venuta di Cristo- (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78) .
Per questo coloro che- esercitano la loro professione nelle file dell’esercito, si considerino anch’essi come servitori della sicurezza e della libertà dei loro popoli; se rettamente adempiono il loro dovere, concorrono anch’essi veramente alla stabilità della pace – ( Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.79 ): – la pace , infatti, non è la semplice assenza della guerra (…) ma viene con tutta esattezza definita “opera della giustizia” (Is 32,7)- (Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes n.78) .
Giovanni Paolo II insegna che – il nucleo stesso dela vocazione militare non è altro che la difesa del bene, della verità e soprattutto di quelli che sono aggrediti ingiustamente. (…) Questa difesa può portare con sé anche la morte o il danno dell’aggressore, ma egli è colpevole in questo caso – (Giovanni Paolo II, L’Osservatore Romano 3/4-4-1989).
Ma il Santo Padre non è contrario a questa guerra? Il Santo Padre è il Vicario di Cristo, il padre spirituale di tutti i popoli e di tutti gli uomini ed egli sarà sempre contrario all’antica schiavitù della guerra tra i figli di Adamo ed Eva,egli cercherà sempre di fare ogni sforzo per invitare gli uomini e i popoli al dialogo, in modo che possano risolvere pacificamente e secondo giustizia i loro problemi: il Papa non si stanca di ripetere che – non c’è pace senza giustizia e non c’è giustizia senza perdono
Bisogna, tuttavia, distinguere l’amore che il Papa manifesta per tutti gli uomini e i suoi giusti timori per le conseguenze di una guerra, dalla condanna di un intervento armato considerato assolutamente illecito dal punto di vista morale: condanna che obbligherebbe ogni cristiano che porta la divisa all’obiezione di coscienza.
Come deve regolarsi un militare di fronte all’appello di guerra da parte delle autorità costituite quando la Chiesa non obbliga il militare cristiano alla disobbedienza civile? I moralisti cattolici hanno formulato delle norme molto chiare:- l’individuo, benché dubiti della natura morale di una determinata guerra, può senza violare la coscienza, parteciparvi, perché si deve sempre presumere in simile caso che l’autorità competente è la sola che in via normale possegga i dati e le informazioni per giudicare se sia giusta o no la guerra (anche il Catechismo della Chiesa cattolica dice che la valutazione delle condizioni di legittimità spetta alle autorità civili competenti, cfr n.2308).
D’altronde il bene comune che urge difendere verrebbe compromesso se ogni singolo dovesse, prima di ubbidire all’appello di guerra, esaminare un problema così complicato e scabroso, qual è quello della moralità di un dato ricorso alle armi. (…) Il soldato non è obbligato a ricerche ed inchieste lunghe e meticolose, egli è come il ministro del giudice. Il ministro del giudice – può dare esecuzione al verdetto del tribunale, senza che ne debba fare un esame, purché non sia assolutamente certo dell’ingiustizia della sentenza. (…)Se mai si desse il caso, in cui sia evidente l’ingiustizia di una guerra, allora la norma dell’individo è quella degli apostoli:” ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” ( Act. 5,29 )
Qui evidentemente si tratta di casi astratti o, se si vuole, assolutamente eccezionali; giacché generalmente le motivazioni della guerra espresse dal potere pubblico appaiono ben giustificate – (Angelo Brucculeri S.J., Moralità della guerra, La Civiltà Cattolica, pp.68-69, Roma 1953)
Può un militare uccidere persone innocenti nel corso di una guerra? Il militare non può mai uccidere volontariamente persone innocenti neppure durante un conflitto bellico: l’uccisione deliberata di un innocente, voluta come fine o come mezzo, costituisce un peccato grave. Nessuna circostanza, nessuna finalità può rendere lecita l’uccisione di un innocente.
Diverso è il caso del militare che, nel corso di un’operazione bellica, provoca indirettamente la morte di persone innocenti: morte non voluta né come fine né come mezzo, ma solo concausata dall’intervento militare contro l’ingiusto aggressore e nonostante si sia doverosamente adoperatoo gni mezzo per evitare che civili innocenti restassero coinvolti nel conflitto.
La Chiesa ricorda – la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati- (Catechismo della Chiesa Cattolica n.2312), – si devono rispettare e trattare con umanità i non-combattenti, i soldati feriti e i prigionieri- (Catechismo della Chiesa Cattolica n.2313), le armi di distruzione di massa sono un crimine contro Dio e contro la stessa umanità (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica n.2314), – si è moralmente in obbligo di far resistenza agli ordini che comandano un “genocidio”- (Catechismo della Chiesa Cattolica n.2313).