Un Papa contro due dittature

Pio XIIIl Timone n.147 novembre 2015

Pio XII ha attraversato le tragedie del nazismo e del comunismo, cercando di scongiurarle forte della sua fede in Maria, di cui proclama il dogma dell’assunzione in cielo

di Angela Pellicciari

Negli ultimi due secoli le grandi apparizioni mariane approvate dalla Chiesa accompagnano la contemporanea definizione dogmatica della natura meravigliosa della mediatrice di tutte le grazie, che le tante litanie descrivono con un’infinita varietà di immagini sublimi. L’otto dicembre 1854 Pio IX proclama l’Immacolata Concezione, il primo novembre 1950 Pio XII (1939-1958), nella costituzione apostolica Munificentissimus Deus, proclama l’assunzione in cielo di Maria in anima e corpo: «Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».

Quando proclama il dogma dell’Assunzione, Pio XII è papa da 11 anni. Anni che vedono la desolazione della guerra, il dramma dell’olocausto, il crollo del fascismo, il pericolo e poi la realtà della diffusione del comunismo in Europa. Tragedie che Pacelli fa quello che può per scongiurare: il 24 aprile 1940 scrive a Mussolini perché non precipiti l’Italia nell’orrore della guerra; si rivolge ai governi francese e inglese perché risparmino Roma dai bombardamenti «in vista del suo carattere sacro»; pressato da più parti a lasciare Roma rimane al suo posto nonostante le minacce di deportazione da parte dei nazisti siano concrete; il 19 luglio 1943 al momento del bombardamento di Roma con migliaia di morti è il primo ad accorrere, benedire, confortare. A guerra finita, il 2 giugno 1945, nell’allocuzione

Nell’accogliere rivolta ai cardinali, invita a riconoscere il baratro in cui precipitano quanti si ribellano a Dio: «Voi vedete ciò che lascia dietro di sé una concezione e un’attività dello stato, che non tiene in nessun conto i sentimenti più sacri dell’umanità, che calpesta gli inviolabili principi della fede cristiana. Il mondo intero, stupito, contempla oggi la rovina che ne è derivata».

Di fronte allo «spettro satanico» del nazismo, prosegue Pio XII, «niuno potrebbe rimproverare la chiesa di non avere denunziato e additato a tempo il vero carattere del movimento nazionalsocialista e il pericolo a cui esso esponeva la civiltà cristiana».

Pio XII ricorda come all’enciclica Mit brennender Sorge, coraggiosamente pubblicata nel silenzio totale del mondo, abbia fatto seguito un aggravamento della persecuzione anticattolica: «proprio il 1937 fu per la Chiesa cattolica in Germania un anno d’indicibili amarezze e di terribili procelle». L’ostilità del nazismo contro la chiesa, prosegue il papa, «si manifestò fino a questi ultimi mesi, quando i suoi seguaci si lusingavano ancora di potere, non appena riportata la vittoria militare, finirla per sempre con la Chiesa». Pio XII non conosce i Discorsi a tavola di Hitler, ma i fatti parlano da soli «con le reiterate e sempre più avverse azioni contro la chiesa cattolica in Austria, nell’Alsazia-Lorena e soprattutto in quelle regioni della Polonia, che già durante la guerra erano state incorporate all’antico Reich: tutto fu ivi colpito, annientato, tutto quello, cioè, che dalla violenza esterna poteva essere raggiunto».

Alla fine della guerra Pio XII è investito da una furibonda macchinazione che parte da Mosca, la centrale del comunismo mondiale, volta a distruggerne la figura e l’operato. Radio Mosca accoglie l’allocuzione ai cardinali con questo commento: «Nessuna atrocità compiuta dagli hitleriani ha suscitato lo sdegno e l’indignazione del Vaticano. Il Vaticano ha taciuto quando operavano le macchine tedesche della morte, quando fumavano i camini dei forni crematori», «quando la dottrina hitleriana di eliminazione e di sterminio di nazioni e popoli si trasformava in una dura realtà». Stalin, che accusa Pio XII di passare sotto silenzio i crimini nazisti stringe col Führer un patto nel 1939, due anni dopo la pubblica e circostanziata condanna pontificia del nazionalsocialismo.

Dopo la Mit brennender Sorge Pio XII non emette ulteriori condanne perché il farlo avrebbe messo in pericolo molte vite umane: «Furono proprio i fallimenti e le ritorsioni che facevano seguito alle proteste pubbliche, che convinsero Pio XII a concentrare gli sforzi della Chiesa in progetti di assistenza segreta ai perseguitati»; «Basti pensare cosa avvenne dopo la protesta dei vescovi olandesi per le persecuzioni antisemite: ben 40mila ebrei furono uccisi», così scrive il gesuita padre Gumpel, relatore della causa di beatificazione di Pio XII.

Giovanni Battista Montini, un mese prima di diventare Paolo VI (1963-1978), sul The Tablet dell’undici maggio 1963 dichiara: «Un atteggiamento di condanna e di protesta, […] sarebbe stato, oltre che inutile, dannoso; questo è tutto». Vogliamo qui solo ricordare due fatti: Eugenio Pacelli ordina di violare la clausura per nascondere nei conventi – a rischio della vita dei religiosi – migliaia di ebrei italiani votati allo sterminio; il rabbino capo di Roma Israel Zolli, uomo colto e pio, alla fine della guerra si converte al cattolicesimo e sceglie Eugenio Pio come nome di battesimo.

Se l’Italia non precipita nel baratro della tirannide comunista lo si deve a Pacelli e alla capillare mobilitazione della Chiesa da lui guidata. Pio XII addita senza esitazione ai cattolici italiani i pericoli mortali che una loro adesione al comunismo avrebbe comportato.

Questo il sintetico testo del decreto emesso dal Sant’Uffizio il primo luglio 1949: «È stato chiesto a questa Suprema Sacra Congregazione: 1. Se sia lecito iscriversi al partito comunista o sostenerlo; 2. Se sia lecito stampare, divulgare o leggere libri, riviste, giornali o volantini che appoggino la dottrina o l’opera dei comunisti, o scrivere per essi; 3. Se possano essere ammessi ai Sacramenti i cristiani che consapevolmente e liberamente hanno compiuto quanto scritto nei numeri 1 e 2; 4. Se i cristiani che professano la dottrina comunista materialista e anticristiana, e soprattutto coloro che la difendono e la propagano, incorrano ipso facto nella scomunica riservata alla Sede Apostolica, in quanto apostati della fede cattolica». Per i punti 1, 2, 3, la risposta è negativa; per il punto 4 affermativa».

IL LIBRO

Pellicciari_coverTrecentocinquanta pagine per una storia della chiesa? poche. Sufficienti però per tracciare una sintesi articolata delle caratteristiche della Chiesa attraverso i secoli.

Questo libro parla di fatti, documenti, storie, profezie, peccati e santità, che permettono di distinguere il vero dal falso, la propaganda anticattolica dall’effettiva realtà ecclesiale. Che raccontano la gloria della vita dei martiri e dei santi accanto alle concrete difficoltà, ambiguità e compromessi dei rapporti dei pontefici col potere temporale. Si tratta di una sintesi, e, come tale, personale.

Questo il motivo dell’articolo indeterminativo una usato nel titolo. Una perché sono stati scelti, fra i tantissimi, quegli avvenimenti che possono aiutare a comprendere o principali nodi, sfide, e difficoltà che la Chiesa si è trovata ad affrontare nel corso del tempo

Angela Pellicciari, Una storia della Chiesa. Papi e santi, imperatori e re, gnosi e persecuzione, Cantagalli 2015 pp.368 – euro 24.00

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