Un solo nemico, l’ipocrisia: ricordo di Luciano Garibaldi

  Hasta Dios 26 Dicembre 2024

 di Giuseppe Brienza

Il 23 novembre scorso è morto a Milano Luciano Garibaldi (1936-2024), giornalista e scrittore italiano esperto di storia del Novecento, soprattutto del periodo del fascismo (1922-1945), del nazionalsocialismo (1933-1945) e del terrorismo degli anni Settanta e Ottanta (i cosiddetti Anni di piombo). I suoi funerali si sono tenuti, purtroppo senza la presenza di grandi autorità politiche, istituzionali o giornalistiche, il 26 novembre nella parrocchia di Santa Francesca Romana a Milano.

Garibaldi era nato a Roma ma per motivi professionali aveva presto lasciato la Capitale per vivere dapprima a Genova e poi appunto nel capoluogo lombardo.

Divenuto giornalista professionista nel 1957, ha collaborato con diverse testate di taglio popolare o dell’area del centro-destra come Il Tempo, Il Corriere mercantile, il Roma, Gente, La Notte, L’Indipendente, Il Giornale e Il Secolo d’Italia. Fra le riviste scrisse su Studi Cattolici, Il TimoneStoria in Rete.

Da rilevare come Garibaldi è stato il primo giornalista italiano a entrare in Cecoslovacchia il giorno seguente all’invasione sovietica (20 agosto 1968). Nel 1974 fu chiamato da Indro Montanelli (1909-2001) al Giornale nuovo, testata di punta del pensiero conservatore-liberale in Italia, oggi conosciuto semplicemente come Il Giornale e diretto da Alessandro Sallusti.

Ma Garibaldi ha dedicato la gran parte della sua vita a cercare di capire chi uccise veramente Benito Mussolini (1883-1945) e la compagna “dell’ultima ora” del Duce Claretta Petacci (1912-1945). Secondo la sua tesi, espressa in articoli e libri, non sarebbero stati i partigiani comunisti che rivendicarono l’assassinio, bensì un commando dello Special Operations Executive (SOE), il servizio segreto britannico operante durante la Seconda guerra mondiale, su ordine dell’allora Cancelliere Winston Churchill (1874-1965). Lo ha ricordato il saggista Luca Gallesi su il Giornale spiegando come il governo di Londra avrebbe voluto (e in realtà ci è riuscito per almeno mezzo secolo) «impedire la divulgazione dei contatti intercorsi tra il Duce e Churchill, diretti a cessare la guerra contro gli Alleati in Europa per combattere l’Armata Rossa a est» (Garibaldi, lo storico che cambiò la storia, 26 novembre 2024, p. 28).

Numerosi sono stati i libri di grande successo fra i lettori ma poco veicolati dai critici e dagli opinionisti che Garibaldi ha pubblicato nella sua lunga carriera, alcuni dei quali tradotti in diverse lingue, tra le quali anche il cinese. Ricordiamo in particolare quelli pubblicati nella collana di saggi storici delle Edizioni Ares di Milano, da La pista inglese. Chi uccise Mussolini e la Petacci?, tradotto in inglese da Enigma Books con il titolo Mussolini: The Secrets of His Death a Operazione Walkiria: Hitler deve morire, con interviste ai superstiti dell’attentato di von Stauffenberg del 20 luglio 1944 da lui incontrati in Germania vent’anni dopo, da La guerra (non) è perduta, storia degli Ufficiali italiani incorporati nell’ottava Armata britannica dopo il 1943 a I Giusti del 25 aprile. Chi uccise i partigiani eroi?, in cui rievoca le storie “censurate” dalla sinistra di tre famosi comandanti partigiani italiani anticomunisti come Aldo Gastaldi, Edoardo Alessi e Ugo Ricci.

«Rapido, documentato, spietatamente curioso. Luciano Garibaldi non si accontentava della vulgata, voleva le prove e, sempre e soprattutto, incontrare i testimoni», come ha riportato il direttore delle Edizioni Ares Alessandro Rivali che l’ha conosciuto bene (cfr. Garibaldi, lo storico che cambiò la storia, Libero quotidiano, 25 novembre 2024, p. 28).

Per quanto riguarda i lavori di Garibaldi sulla storia e del terrorismo italiano e soprattutto degli eroi che hanno combattuto e sconfitto la violenza politica, ricordiamo i due volumi pubblicati dalle Edizioni Ares dai quali sono state tratte due seguite fiction andate in onda sulla rete televisiva pubblica Rai Uno. Stiamo parlando de Gli anni spezzati – Il commissario. Luigi Calabresi, Medaglia d’Oro e dell’altra biografia, scritta assieme al giudice Mario Sossi (1932-2019), protagonista in prima persona del libro, dal titolo Gli anni spezzati – Il giudice. Nella prigione delle Brigate Rosse.

Nonostante Garibaldi sia stato tra quei non pochi giornalisti che, durante gli Anni di piombo, fu costretto a girare con la pistola in tasca (detenuta con regolare porto d’armi) per difendere la propria incolumità, in entrambi i libri appena citati non traspare odio e rancore per i terroristi ma, in primo luogo, ammirazione e gratitudine per coloro che hanno compiuto il loro dovere fino in fondo come il Commissario Capo di Pubblica Sicurezza e addetto all’Ufficio politico della Questura di Milano Luigi Calabresi (1937-1972), assassinato a sangue freddo davanti alla sua abitazione da terroristi comunisti e lo stesso già citato giudice Sossi, sequestrato dalle Brigate Rosse a Genova il 18 aprile 1974 e rilasciato a Milano il 23 maggio seguente.

Anche se Garibaldi si è sempre dichiarato un uomo di Destra, incasellarlo in categorie politiche-partitiche equivarrebbe, di fatto, a tradirlo. Lui era anzitutto un giornalista intellettualmente onesto, come dimostrano tutti i suoi scritti, pieni di idee originali e assai poco allineate. Si è sempre proclamato fieramente anticomunista ma, da ogni parte politica o culturale si manifestasse, ha sempre detestato l’ipocrisia. In fondo il suo animo è rimasto quello del ragazzo che, nel 1936, a 14 anni, si è iscritto ad Azione Cattolica. «Del resto – come ha testimoniato lui stesso nella Presentazione scritta al mio libro Cattolici e Anni di piombo. Le riviste Carattere, Europa Settanta, Adveniat Regnum (Edizioni Solfanelli, Chieti 2017) –, le mie radici cattoliche erano la cosa cui tenevo di più» (p. 5). Addio Gari, ci mancherai.

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