E’ fallita l’impresa di costruzione Di Vittorio di Parma
di Giorgio Ponziano
È davvero un momentaccio per il mondo coop, con buona pace di Giuliano Poletti, saltato da presidente nazionale Legacoop a ministro del Lavoro proprio alla viglia dell’annus horribilis per il movimento che guidava, un 2014 finito col botto: la coop 29 giugno guidata da Salvatore Buzzi capofila del mondo di mezzo e di Mafia capitale, addirittura in combutta con un terrorista nero assai conosciuto come Massimo Carminati.
Ma il 2015, nato da neppure una settimana, non sembra andare meglio per il mondo coop.
Le due principali cooperative di costruzione (le emiliane Ccc e Cmc) sono rimaste inguaiate nel cedimento del viadotto tra Palermo e Agrigento, inaugurato appena 10 giorni prima e costato 13 milioni.
Le due coop avevano vinto l’appalto, peccato che l’opera sia sprofondata quasi subito dopo il taglio del nastro, con la notizia apparsa sui giornali di mezzo mondo e un danno d’immagine non indifferente per il sistema cooperativo italiano.
Neppure il tempo di raccogliere i cocci e le coop si ritrovano nell’occhio del ciclone per colpa di un’altra importante cooperativa di costruzione, la Di Vittorio, sede nel parmense.
Un fallimento clamoroso, che coinvolge ignari acquirenti di appartamenti, risparmiatori invitati a investire sotto il marchio coop, Legacoop che ha messo la testa sotto la sabbia per non vedere cosa stava facendo una delle sue associate di punta, la politica che ha flirtato con la coop perché succosa serbatoio di voti.
Il tribunale ha appurato che la Di Vittorio (il povero Giuseppe Di Vittorio si starà rivoltando nella tomba) ha debiti per quasi 68 milioni di euro, anche a causa di operazioni che la procura ha definito «caratterizzate da una certa opacità meritevole del dovuto approfondimento».
Il patrimonio netto contabile risulta sotto zero. I magistrati sono al lavoro, già nelle prime carte dell’inchiesta, gli ex amministratori vengono accusati di avere drenato risorse verso attività speculative finite in malo modo e di avere, di conseguenza, effettuato un uso illecito del prestito sociale, cioè dei risparmi dei soci affidati alla coop, con la sollecitazione a investire, anche quando ormai la situazione economica era segnata.
Centinaia e centinaia di famiglie hanno perso in questo modo i risparmi di una vita e rischiano di perdere anche la casa faticosamente acquistata, tanto che sono intervenuti i sindaci della provincia di Parma, con in testa il primo cittadino della città capoluogo, il grillino Federico Pizzarotti, per assicurare che le amministrazioni pubbliche cercheranno di evitare che i rogiti (e gli euro) saltino per aria.
Insomma, Pizzarotti e i 5stelle dovranno cercare di mettere una pezza a quanto ha fatto la coop vicina al Pd: scherzi della politica. Dice Lorenzo Tanzi, esponente di punta dei 5stelle: «Il sindaco di Fidenza, che era amministratore della Di Vittorio (ma solo fino al 2006, ndr) e quindi in conflitto d’interessi, si avventura in giudizi sui consiglieri di minoranza che definisce ostili alla cooperazione. Potremmo rispondergli che lui ha tanto a cuore la Di Vittorio da abbandonarla nel momento di difficoltà, ma non vogliamo polemiche. Perché egli si rifiuta di aprire un tavolo di crisi pubblico? Non possiamo accettare la risposta che il modello di tavolo di crisi istituzionale riguarda solo le crisi occupazionali e non le crisi finanziarie come questa. Ma siamo pazzi»?
I Comuni dovrebbero subentrare alla cooperativa nella gestione dell’ingente patrimonio della proprietà indivisa (ben 485 alloggi), accollandosi oneri e ipoteche per 16,5 milioni di euro, magari cercando poi di rivalersi o di accordarsi con le banche.
Infatti nel caso della proprietà indivisa i Comuni sono considerati per legge dei garanti e quindi spetta a loro coprire i debiti. Ma quando già la situazione della coop era traballante due banche, Montepaschi e Carige, concessero prestiti per 10,5 milioni dietro ipoteche.
In realtà quei soldi non furono utilizzati per costruire nuove case ma per rifinanziare debiti con la stessa Carige (oltre che per altre finalità non edilizie).
Si aprirà quindi un contenzioso tra i Comuni e gli istituti di credito. Con centinaia di famiglie che non stanno dormendo sonni tranquilli.In pratica la Di Vittorio aveva costituito un braccio finanziario, la Polis SpA, col compito di effettuare operazioni di speculazione immobiliare, con buona pace dello statuto della Di Vittorio che prevedeva che la coop avesse come finalità quella di costruire case solo per i propri soci.
L’operazione Polis è incominciata con forti investimenti, poi arrivato lo tsunami del crollo del mercato immobiliare e non solo l’intento speculativo è miseramente naufragato e Polis s’è trovata con l’acqua alla gola ma ha rovinosamente coinvolto anche la coop capofila, che fino a quel momento aveva correttamente risposto ai suoi doveri di costruire case per i soci.
L’ubriacatura coop verso la finanza ha lasciato un’altra vittima sul terreno e come sempre si sprecano adesso gli appelli a tornare alle origini del movimento cooperativo. Un leit motiv già sentito.
Attacca un esponente locale di Forza Italia (capogruppo in consiglio comunale a Fidenza), Francesca Gambarini: «Il primo pensiero va a tutte quelle persone che hanno avuto fiducia nella Di Vittorio affidandole i propri risparmi e a tutti coloro che vivono nelle abitazioni della proprietà indivisa.
Si parla di milioni di euro. Del consiglio d’amministrazione della Di Vittorio hanno fatto e fanno parte diversi esponenti del centrosinistra (fra cui anche l’attuale sindaco di Fidenza): alla luce di questo legame l’amministrazione deve ancora di più sentirsi in dovere di spiegare cosa sta succedendo. Questa commistione fra amministrazioni, politica , cooperative e ingerenze imprenditoriali in ambiti non propri va spezzata al più presto».
Il fatto è che scoperchiata la pentola, dentro c’è di tutto. Chi doveva controllare perché non l’ha tatto? Il commissario incaricato dal tribunale di analizzare le carte della coop ipotizza un falso in bilancio per 19 milioni, un buco nascosto che ha finito per ingoiare tanti risparmi.
Scrive il commissario: «Molte risorse sono state impegnate nella gestione del progressivo deteriorarsi della situazione patrimoniale e finanziaria della società e delle sue controllate, nelle quali alcuni elementi chiave dell’organigramma hanno interessi diretti».
Non si è trattato di un fulmine a ciel sereno. «Lo squilibrio – sostiene il commissario- emerge in tutta la sua gravità già nel 2008 se si considera che l’indice di copertura dell’attivo immobilizzato con mezzi propri è prossimo allo zero».
I soci però rimangono all’oscuro, approvano bilanci formalmente in attivo e ricevono rassicurazioni: tutto procede nel migliore dei modi. E così sono invogliati a continuare a conferire i loro risparmi: la coop sei tu, chi può darti di più?
La legge prevede che i depositi dei soci presso una coop non debbano superare il limite di 3 volte il patrimonio netto. Dal 2009 la Di Vittorio è fuori legge fino ad arrivare ai 12,8 milioni di sforamento nel 2012. Nessuno se ne accorge. Addirittura nell’ottobre 2012 la coop congela i depositi, ma non per tutti. A qualcuno, più lesto, i soldi vengono restituiti. Gli altri, la stragrande maggioranza, che non hanno santi in paradiso, rimangono a bocca asciutta.
Una parte dei 640 soci che hanno versato negli anni alla coop 12,5 milioni di euro come investimento (risparmio soci) si sta organizzando e minaccia di andare coi forconi sotto la sede di Legacoop.
Ma anche di Pd e Comune. Hanno costituito un comitato: «Noi chiediamo – dice Franco Montali, che coordina il comitato- ma le risposte non vengono dagli organi amministrativi della cooperativa e tanto meno dagli altri anelli lungo la cinghia di trasmissione Pd-Legacoop -Comune di Fidenza”.