il Regno n.17 1 ottobre 2012
Città del Vaticano, Salone San Pio X, 3 ottobre 2012.
Card. Angelo ScolaArcivescovo di Milano
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1) Cf. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, cost. Lumen gentium (LG) sulla Chiesa, n. 22s; EV1/336-341; Codice di diritto canonico cann. 336-341. Rimane, inoltre, di importante lettura la relazione dottrinale Elapso oecumenico concilio, sulla collegialità dei vescovi nella Chiesa, dell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi del 1969, cf. EV 3/1653-1682.
2) In proposito cf ES. VENUTO, La recezione del concilio Vaticano II nel dibattito storiografico dal 1965 al 1985, «Studia Taurinensia» 34, Effatà, Cantalupa 2011; M. TAGLIAFERRI, «La recezione del concilio Vaticano II: il recente dibattito tra teologia e storia», in Rivista di teologia dell’evangelizzazione 10(2006) 20, 401-427.
3) I documenti conciliari sono citati sempre seguendo l’edizione seguente: CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, decreti, dichiarazioni. Testo ufficiale e traduzione italiana, LEV; Città del Vaticano 1998.
4) Infatti com’è noto «l’origine sacramentale della dimensione personale del ministero episcopale conferisce al vescovo una capacità di rappresentazione radicalmente diversa rispetto all’istituto della rappresentazione, tipico delle esperienze giuridiche laiche. (…) La capacità rappresentativa del ministero ordinato, da cui deriva la sinodalità, non è perciò di natura sociologica, bensì sacramentale ed ecclesiologica, poiché presuppone il possesso individuale del sacramento dell’ordine da parte di ogni vescovo. E in forza del sacramento dell’ordine che il vescovo rappresenta la propria Chiesa particolare in seno a quella universale e quest’ultima in seno a quella particolare» (E. CORECCO, «Sinodalità e partecipazione nell’esercizio della “potestas sacra”», in id., Ius et communio, t. II, Piemme, Casale Monferrato 1997, 109-129, qui 113). Non è, quindi, teologicamente pertinente affermare che il Vaticano II fu «un’assemblea, tuttavia, la cui rappresentatività era mortificata dal fatto di essere quasi esclusivamente composta da chierici e con l’assenza dell’universo femminile» (G. ALBERIGO, Transizione epocale. Studi sul concilio Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2009, 800).
5) Cf. Primus oecumenici concilii nuntius, in Acta et Documenta concilio oecumenico Vaticano II apparando. Series I (antepraeparatoria) (AD Series I), I, 3-6.
6) II testo approvato in Acta Synodalia Sacrosancti Concilii Oecumenici Vaticani Secundi, Typis Pol. Vaticanis 1970-1980, in AS11, 254-256.
7) Cf. BENEDETTO XVI, Discorso alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, 22.12.2005, in AAS 98 (2006), 40-53, in particolare 45-52; Regno-doc. l,2006,5ss. Su questo discorso si veda G. ROUTHIER, «Sull’interpretazione del Vaticano IL L’ermeneutica della riforma, compito per la teologia» I e II, in Rivista del clero italiano 92 (2011), 744-759 e 827-841. Inoltre cf A. SCOLA, «Credo Ecclesiam», in Communio. Rivista internazionale di teologia e cultura (2010) 226, 10-13. Un commento generale ai testi del Vaticano II nella prospettiva indicata dal papa in M.L. LAME, M. LEVERING, Vatican IL Renewal within Tradition, Uni-versity Press, Oxford 2008. Questo volume è particolarmente valorizzato da A. MARCHETTO, II concilio ecumenico Vaticano II. Per la sua corretta ermeneutica, LEV, Città del Vaticano 2012, 269-288.
8) A questo scopo resta prezioso il contributo di Giovanni Caprile: G. CAPRILE, Il concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione I. Parte 1:1959-1960 e Parte 2: 1961-1962, La Civiltà cattolica, Roma 1966. Inoltre R. AUBERT, «La preparazione», in M. GUASCO, E. GUERRIERO, E TRANIELLO (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 25/1, La Chiesa del Vaticano II (1958-1978), San Paolo, Cinisello Balsamo 1994, 129-157; R. AUBERT, C. SOETENS, «La preparazione e l’apertura del Concilio», in J.-M. MAYEUR (a cura di), Storia del cristianesimo, vol. 13, Crisi e rinnovamento dal 1958 ai giorni nostri, Boria – Città nuova, Roma 2002, 29-37; G. ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II, vol. 1, Il cattolicesimo verso una nuova stagione. L’annuncio e la preparazione, Peeters – II Mulino, Leuven – Bologna 1995, con contributi di G. Alberigo, E. Fouilloux, J. Komonchak, J. Oscar Beozzo e K. Witstadt. Inoltre si veda la recensione critica a questo primo volume della Storia del Concilio in A. MARCHETTO, II concilio ecumenico Vaticano II. Contrappunto per la sua storia, LEV Città del Vaticano 2005, 93-102. Infine cf R CHENAUX, Il concilio Vaticano II, Carocci, Roma 2012, 43-50; G. SALE, «L’annuncio e la preparazione del concilio Vaticano II», in La Civiltà cattolica 163(2012) II, 531-544.
9) Cf. AD Series 7,1,22-23.
10) Cf. C.F CASULA, «Tardini e la preparazione del Concilio», in G. GALEAZZI (a cura di), Come si è giunti al concilio Vaticano II. Massimo, Milano 1988, 172-195.
11) Cf. AD Series I, II, 1,X-XI.
12) Cf. CAPRILE, II concilio Vaticano II, Parte 1, 169. Altri autori parlano del 14 luglio, cf. G. ALBERIGO, «L’annuncio del Concilio», in id. (dir), Storia del Concilio Vaticano II I, 66-70. Pubblicamente il papa comunicò la denominazione del Concilio nell’allocuzione del 7 dicembre 1959, cf AD Series I, I, 60-61.
13) Tali risposte possono essere consultate: le risposte dei vescovi e prelati in AD Series I, II/1 -8; quelle delle Congregazioni romane in AD Series I, III, e quelle delle Università ecclesiastiche e cattoliche in AD Series I. IV/1,1 -2 e 2. Frutto del lavoro di schedatura e sintesi è l’Analyticus conspectus consiliorum et votorum quae ab episcopis etpraelatis data sunt, in AD Series I, Appendix voluminis II, pars 1 et 2. Sulle risposte pervenute e il lavoro per la realizzazione dell’Analyticus e il suo risultato cf. A. MELLONI, «Per un approccio storico-critico ai “consilia et vota” della fase antepreparatoria del Vaticano II», in Rivista di storia e letteratura religiosa 26(1990), 556-576; E. FOUILLOUX, «La fase antepreparatoria (1959-1960)», in ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II. 1, 105-124.
14) Cf. CAPRILE, Il concilio Vaticano II, Parte 1, 339-358; M. MANZO, Papa Giovanni vescovo a Roma: sinodo e pastorale diocesana nell’episcopato romano di Roncalli, San Paolo, Cinisello Balsamo 1991.
15) Cf. AD Series I, I, 93-99.
16) Cf AAS53 (1961), 401-464; EE 7/222-481.
17) Cf AAS53 (1961), 507.
18) Cf. AAS54 (1962), 129-135.
19) Ecco le date delle sette sessioni: 12-20 giugno e 7-17 novembre 1961; 15-23 gennaio, 19-27 febbraio, 26 marzo – 3 aprile, 3-12 maggio e 12-19 giugno 1962. Gli atti di tale sedute in AD Series II, II/1-4.
20) Cf. AD Series II, I, 132-143; EV 1 /1*-23*.
21) Cf. motu proprio Consiliumin AD Series II, I, 160-161; £Fl/24*.
22) Cf. motu proprio Appropinquante Concilio, in AD Series II, I, 306-325.
23) Cf. AD Series II, I, 348-355; EV 1 /25*.
24) Cf ASI/1, 166-175; EV 1/26*-69*.
25) Cf. R. AUBERT, «Leone XIII: tradizione e progresso», in E. GUERRIERO, A. ZAMBAKBIERI (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 22/1, La Chiesa e la società industriale (1878-1922), San Paolo, Cinisello Balsamo 1990, 61-106.
26) Cf. R. AUBERT, «Pio X tra restaurazione e riforma», ivi, 107-154.
3) I documenti conciliari sono citati sempre seguendo l’edizione seguente: CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, decreti, dichiarazioni. Testo ufficiale e traduzione italiana, LEV; Città del Vaticano 1998.
4) Infatti com’è noto «l’origine sacramentale della dimensione personale del ministero episcopale conferisce al vescovo una capacità di rappresentazione radicalmente diversa rispetto all’istituto della rappresentazione, tipico delle esperienze giuridiche laiche. (…) La capacità rappresentativa del ministero ordinato, da cui deriva la sinodalità, non è perciò di natura sociologica, bensì sacramentale ed ecclesiologica, poiché presuppone il possesso individuale del sacramento dell’ordine da parte di ogni vescovo. E in forza del sacramento dell’ordine che il vescovo rappresenta la propria Chiesa particolare in seno a quella universale e quest’ultima in seno a quella particolare» (E. CORECCO, «Sinodalità e partecipazione nell’esercizio della “potestas sacra”», in id., Ius et communio, t. II, Piemme, Casale Monferrato 1997, 109-129, qui 113). Non è, quindi, teologicamente pertinente affermare che il Vaticano II fu «un’assemblea, tuttavia, la cui rappresentatività era mortificata dal fatto di essere quasi esclusivamente composta da chierici e con l’assenza dell’universo femminile» (G. ALBERIGO, Transizione epocale. Studi sul concilio Vaticano II, Il Mulino, Bologna 2009, 800).
5) Cf. Primus oecumenici concilii nuntius, in Acta et Documenta concilio oecumenico Vaticano II apparando. Series I (antepraeparatoria) (AD Series I), I, 3-6.
6) II testo approvato in Acta Synodalia Sacrosancti Concilii Oecumenici Vaticani Secundi, Typis Pol. Vaticanis 1970-1980, in AS11, 254-256.
7) Cf. BENEDETTO XVI, Discorso alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, 22.12.2005, in AAS 98 (2006), 40-53, in particolare 45-52; Regno-doc. l,2006,5ss. Su questo discorso si veda G. ROUTHIER, «Sull’interpretazione del Vaticano IL L’ermeneutica della riforma, compito per la teologia» I e II, in Rivista del clero italiano 92 (2011), 744-759 e 827-841. Inoltre cf A. SCOLA, «Credo Ecclesiam», in Communio. Rivista internazionale di teologia e cultura (2010) 226, 10-13. Un commento generale ai testi del Vaticano II nella prospettiva indicata dal papa in M.L. LAME, M. LEVERING, Vatican IL Renewal within Tradition, Uni-versity Press, Oxford 2008. Questo volume è particolarmente valorizzato da A. MARCHETTO, II concilio ecumenico Vaticano II. Per la sua corretta ermeneutica, LEV, Città del Vaticano 2012, 269-288.
8) A questo scopo resta prezioso il contributo di Giovanni Caprile: G. CAPRILE, Il concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione I. Parte 1:1959-1960 e Parte 2: 1961-1962, La Civiltà cattolica, Roma 1966. Inoltre R. AUBERT, «La preparazione», in M. GUASCO, E. GUERRIERO, E TRANIELLO (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 25/1, La Chiesa del Vaticano II (1958-1978), San Paolo, Cinisello Balsamo 1994, 129-157; R. AUBERT, C. SOETENS, «La preparazione e l’apertura del Concilio», in J.-M. MAYEUR (a cura di), Storia del cristianesimo, vol. 13, Crisi e rinnovamento dal 1958 ai giorni nostri, Boria – Città nuova, Roma 2002, 29-37; G. ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II, vol. 1, Il cattolicesimo verso una nuova stagione. L’annuncio e la preparazione, Peeters – II Mulino, Leuven – Bologna 1995, con contributi di G. Alberigo, E. Fouilloux, J. Komonchak, J. Oscar Beozzo e K. Witstadt. Inoltre si veda la recensione critica a questo primo volume della Storia del Concilio in A. MARCHETTO, II concilio ecumenico Vaticano II. Contrappunto per la sua storia, LEV Città del Vaticano 2005, 93-102. Infine cf R CHENAUX, Il concilio Vaticano II, Carocci, Roma 2012, 43-50; G. SALE, «L’annuncio e la preparazione del concilio Vaticano II», in La Civiltà cattolica 163(2012) II, 531-544.
9) Cf. AD Series 7,1,22-23.
10) Cf. C.F CASULA, «Tardini e la preparazione del Concilio», in G. GALEAZZI (a cura di), Come si è giunti al concilio Vaticano II. Massimo, Milano 1988, 172-195.
11) Cf. AD Series I, II, 1,X-XI.
12) Cf. CAPRILE, II concilio Vaticano II, Parte 1, 169. Altri autori parlano del 14 luglio, cf. G. ALBERIGO, «L’annuncio del Concilio», in id. (dir), Storia del Concilio Vaticano II I, 66-70. Pubblicamente il papa comunicò la denominazione del Concilio nell’allocuzione del 7 dicembre 1959, cf AD Series I, I, 60-61.
13) Tali risposte possono essere consultate: le risposte dei vescovi e prelati in AD Series I, II/1 -8; quelle delle Congregazioni romane in AD Series I, III, e quelle delle Università ecclesiastiche e cattoliche in AD Series I. IV/1,1 -2 e 2. Frutto del lavoro di schedatura e sintesi è l’Analyticus conspectus consiliorum et votorum quae ab episcopis etpraelatis data sunt, in AD Series I, Appendix voluminis II, pars 1 et 2. Sulle risposte pervenute e il lavoro per la realizzazione dell’Analyticus e il suo risultato cf. A. MELLONI, «Per un approccio storico-critico ai “consilia et vota” della fase antepreparatoria del Vaticano II», in Rivista di storia e letteratura religiosa 26(1990), 556-576; E. FOUILLOUX, «La fase antepreparatoria (1959-1960)», in ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II. 1, 105-124.
14) Cf. CAPRILE, Il concilio Vaticano II, Parte 1, 339-358; M. MANZO, Papa Giovanni vescovo a Roma: sinodo e pastorale diocesana nell’episcopato romano di Roncalli, San Paolo, Cinisello Balsamo 1991.
15) Cf. AD Series I, I, 93-99.
16) Cf AAS53 (1961), 401-464; EE 7/222-481.
17) Cf AAS53 (1961), 507.
18) Cf. AAS54 (1962), 129-135.
19) Ecco le date delle sette sessioni: 12-20 giugno e 7-17 novembre 1961; 15-23 gennaio, 19-27 febbraio, 26 marzo – 3 aprile, 3-12 maggio e 12-19 giugno 1962. Gli atti di tale sedute in AD Series II, II/1-4.
20) Cf. AD Series II, I, 132-143; EV 1 /1*-23*.
21) Cf. motu proprio Consiliumin AD Series II, I, 160-161; £Fl/24*.
22) Cf. motu proprio Appropinquante Concilio, in AD Series II, I, 306-325.
23) Cf. AD Series II, I, 348-355; EV 1 /25*.
24) Cf ASI/1, 166-175; EV 1/26*-69*.
25) Cf. R. AUBERT, «Leone XIII: tradizione e progresso», in E. GUERRIERO, A. ZAMBAKBIERI (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 22/1, La Chiesa e la società industriale (1878-1922), San Paolo, Cinisello Balsamo 1990, 61-106.
26) Cf. R. AUBERT, «Pio X tra restaurazione e riforma», ivi, 107-154.
27) Cf. A. MONTICONE, «II pontificato di Benedetto XV», ivi, 155-200.
28) Cf. D. VENERUSO, «II pontificato di Pio XI», in GUASCO, GUERRIERO, E TRANELLO (a cura di), Storia detta Chiesa, vol. 23,1 cattolici nel mondo contemporaneo (1922-1958), San Paolo, Cinisello Balsamo 1991, 29-63.
29) La bibliografia sul pontificato di Pio XII è sterminata. Una presentazione sintetica del periodo pacelliano in E CHENAUX (a cura di), L’eredità del magistero di Pio XII, Lateran University Press – Gregorian & Biblical Press, Roma 2010, con contributi di T. Bertone, G. Ravasi, A. Riccardi, U. Vanni, L. Zak,J. Joblin, D.E. Viganò, W. Henn, B. Gherardini, G. Ferrara, C. Militello, M.P. Gallagher, E Chenaux, R. Gerardi e E Coccopalmerio. Inoltre cf. E TRANIELLO, «Pio XII, la seconda guerra mondiale e l’ordine postbellico», in GUASCO, GUERRIERO, TRANIELLO (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 23, 65-103; A. RICCARDI, «Pio XII. Un decennio difficile (1948-1958)», ivi, 104-127; E SCOPPOLA, «Gli orientamento di Pio XI e Pio XII sui problemi della società contemporanea», ivi, 129-159.
30) G. MARTINA, «II contesto storico in cui è nata l’idea di un nuovo concilio ecumenico», in R. LATOURELLE (a cura di), Vaticano II Bilancio e prospettive venticinque anni dopo 1962-1987, Cittadella, Assisi 1987, t.1, 27-82, qui 28. Martina cita tre elementi che hanno favorito decisamente il rapidissimo cambiamento sociale in questo periodo: l’ascesa del Terzo mondo con la fine del colonialismo, una fortissima industrializzazione in Occidente, e l’incidenza sul costume e gli stili di vita proposti dalla televisione (cf. ivi, 29-37). Inoltre cf. G. CAMPANINI, «II contesto storico-culturale del concilio Vaticano II», in GALEAZZI (a cura di), Come si è giunti al concilio Vaticano II, 84-110.
31) E stato, infatti, messo in rilievo come Pio XII abbia avuto il senso della crisi che attraversava la Chiesa e la necessità di un appello più deciso alla missione. Cf A. Riccardi, «Nel cuore dei grandi cambiamenti del Novecento. Il pontificato di Pio XII e la sua eredità», in CHENAUX (a cura di), L’eredità del magistero di Pio XII, 53- 69, in particolare 68.
32) Cf. J. METZLER, «La Santa Sede e le missioni», in id. (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 24, Dalle missioni alle Chiese locali, San Paolo, Cinisello Balsamo 1990, 21-119; J. gadille, J.-F. ZORX, «II progetto missionario», in J. GADILLE, J.-M. MAYEUR, Storia del cristianesimo, vol. 11, Liberalismo, industrializzazione, espansione europea (1830-1914), Boria Città Nuova, Roma 2003, 133-161; J. GADILLE, J.-E ZORN, «Le missioni cristiane in Africa, Asia, Australasia e Oceania», ivi, 877-971.
33) Sulla teologia del laicato mi permetto rinviare a A. SCOLA, «La teologia del laicato alla luce dell’ecclesiologia di comunione: l’identità del fedele laico», in Marcianum 5(2009) 1, 11-30. Resta di grande utilità A. SCOLA, C. GIULIODORI, G. MARENGO, EA. DE PROOST, G. WAGNER (a cura di), Il laicato. Rassegna bibliografica in lingua italiana, tedesca e francese. In appendice complementi di bibliografia in lingua spagnola e inglese, LEV Città del Vaticano 1987.
34) Non possiamo ora soffermarci a offrire una riflessione sulla pertinenza del termine «movimento». Per un primo tentativo — non privo di certe generalizzazioni – di definizione di questi movimenti e una descrizione sintetica della loro cronologia, geografia e sociologia cf. E. FOUILLOUX, «I movimenti di riforma nel pensiero cattolico dal XIX al XX secolo», in Cristianesimo nella storia 24(2003), 659-676. Inoltre cf. CHENAUX, Il concilio VaticanoII, 21-32. Sul movimento liturgico cf. O. Rousseau, Storia del movimento liturgico, Paoline, Roma 1961; B. BOTTE, Lemouvement liturgique. Témoignage et souvenirs, Dcscléc de Brouwer, Paris 1973 (trad. it. EÌTatà, Cantalupa 2009).
35) L’esempio classico di questo ressourcement dello studio dei padri è la collana Sources chrétiennes. In proposito cf. E. FOUILLOUX, La cottection «Sources chrétiennes». Ediler les Pères de l’Eglise au XX” siede, Cerf, Paris 1995.
36) Protagonista indiscusso del rinnovamento degli studi biblici in ambito cattolico fu il p. Lagrange, cf B. MONTAGNES, Marie-Joseph Lagrange, un biblista al servizio della Chiesa, Edizioni studio domenicano, Bologna 2007. Inoltre cf. E GRELOT, Il rinnovamento biblico nel ventesimo secolo. Memorie di un protagonista, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996.
37) Sulle origini e lo sviluppo del movimento ecumenico rimane un punto di riferimento M.-J. le GUILLOU, Mission et unite: les exigences de la communion, «Unam sanctam» 33-34, Cerf, Paris 1960. Inoltre cf. G. CERETI, A. FILIPPI, L. SARTORI (a cura di), Dizionario del movimento ecumenico, EDB, Bologna 1994. Sul periodo immediatamente precedente al Concilio cf. M. VELATI, Una difficile transizione: il cattolicesimo tra unionismo ed ecumenismo (1952-1964), II Mulino, Bologna 1996.
38) Cf. M. COKE, Le mouvement catéchétique deJulesFerry a Vatican II, Centurion, Paris 1988.
39) Ci riferiamo, ovviamente, alla galassia di autori e opere che normalmente vengono considerati sotto la denominazione, invero troppo vaga, di nouvelle théologie. Tale nome proviene proprio da coloro che a questo rinnovamento si opposero. Possiamo citare come emblematici di questo rinnovamento teologico due luoghi: Le Saulchoir per i domenicani e Fourvière per i gesuiti. I nomi sono noti: M.-D. Chenu, Y Congar, H. de Lubac,J. Daniélou, H. Bouillard,J. Mouroux, H.U. von Balthasar, K. Rahner… Tra i loro oppositori occorre citare R. Garrigou-Lagrangc e M. Labourdette. In proposito cf G. COFFELE, «Storia della teologia», in G. CANOBBIO, E CODA (a cura di), La teologia del XX secolo. Un bilancio, vol. 1, Prospettive storiche, Città nuova, Roma 2003, 291-299; A. DONI, «La riscoperta delle fonti», in R. FISICHELLA (a cura di), Storia della teologia, vol. 3, Da Vitus Pichler a Henrì de Lubac, EDB, Bologna 1996, 443-474.
40) In questo senso è di grande interesse la recente pubblicazione G. ROUTHIFR, PJ. ROY, K. SCHELKENS (dir.), La théologie catholique entre in transigeance et renouveau. La reception des mouvements préconciliares a Vatican II, «Bibliothèque de la Revue d’histoire ecclésiastique» 95, Brepols, Turnhout2011.
41) Cf. G. ROUTHIER, «La recezione nell’attuale dibattito teologico», in H. LEGRAND, J. MANZANARES, A. GARCÌA Y GARCÌA, Recezione e comunione tra le Chiese. Atti del Colloquio internazionale di Salamanca 8-14 aprile 1996, EDB, Bologna 1998, 29-55, in particolare 53,
42) «L’idea del concilio resta latente nel Novecento. È talvolta associata all’unionismo o a sogni ecumenici» (A. RlCCARDI, «II papa all’origine del Concilio», in Concilio Vaticano II. Ricerche e documenti 4(2004), 25-40, qui 26).
43) Ivi, 30. Inoltre cf. A. VON TEUFFFNBACH, «L’annuncio del Concilio cinquant’anni fa», in Alpha Omega 12(2009) 3, 399-446, in particolare 412-419.
44) Cf. AAS14 (1922), 675-700, qui 692.
45) CF CAPRILE, «Pio XI e la ripresa del concilio Vaticano», in id., Il concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione. Parte 1, 3-14.
46) Cf. riccardi, «II papa all’origine del Concilio», 31.
47) Cf. CAPRILE, «Un nuovo progetto di concilio al tempo di Pio XII», in id., Il concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione. Parte 1, 15-35.
48) Cf. A. RlCCARDI, «Preparare il Concilio: papa e curia alla vigilia del Vaticano II», in Le Deuxième Concile du Vatican (1959-1965), Collection de l’Ecole francaise de Rome 113, Ecole Francaise de Rome, Rome 1989, 181-205, qui 181-184.
49) CAPRILE, Il concilio Vaticano II Annunzio e preparazione. Parte 1, 3.
50) In questo senso non sbagliano quanti si rifiutano di ridurre il Vaticano II a puro concilio ecclesiologico, tendenza che non tiene sufficientemente in conto che l’ultimo concilio non volle semplicemente completare i lavori sul De Ecclesia non adempiuti nel Vaticano I.
51) Cf. RlCCARDl, «II papa all’origine del Concilio», 23-36; TEUFFENBACH, «L’annuncio del Concilio cinquantanni fa», 420-425. Inoltre cf. L.F. CAPOVILLA «II concilio ecumenico Vaticano II: la decisione di Giovanni XXIII. Precedenti storici e motivazioni personali», in GALEAZZI (a cura di), Come si è giunti al Concilio Valicano II, 15-60; G. ALBERIGO «L’ispirazione di un Concilio ecumenico: le esperienze del cardinale Roncalli», in ID., Transizione epocale, 73-94.
52) Cf. AS 1/1, 166-175, qui 160. Testo italiano in CONCILIO VATICANO II Costituzioni, 1088-1111, qui 1093;EF l/34*.
53) Cf. TEUFFENBACH, «L’annuncio del Concilio cinquantanni fa», 399-446; CAPRILE, «L’annunzio del Concilio», in ID., Il concilio Vaticano II Annunzio e preparazione. Parte 1, 46-54; A.MELLONI «”Questa festiva ricorrenza”. Prodromi e preparazione del discorso di annuncio del Vaticano II (25 gennaio 1959)», in Rivista di storia e letteratura religiosa 3(1992), 609-643.
54) Cf. E. ROUQUETTE, «Le mystère Roncalli», in Ètudes 108(1963) 318,4-18.
55) Cf. G. ALBERIGO, Papa Giovanni 1881-1963, EDB, Bologna 2000; A MELLONI, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio, Einaudi, Torino 2009. A questo proposito vale la pena ricordare che nel 1967 Franz Michel Willam pubblicò un volume su Roncalli – F.M. WILLAM Vomjungen Roncalli (1903-1907) zum Papts Johannes XXIII (1958-1963): Eine Darlegung vom Werden des Aggiomamento-Begriffes 1903-1907 als der Leitidee fur das IL Vatikanische Ronzii una die Durchfuhrung seiner Beschlùsse; ein aktuelles Buch, E Rauch, Innsbruck 1967 – molto apprezzato da Joseph Ratzinger, che in una recensione pubblicata su Theologische Quartalschrift affermò: «Senza dubbio questo libro può essere definito sin qui come la pubblicazione di gran lunga più importante per illuminare la figura di Giovanni XXIII: allo stesso tempo è di fondamentale importanza per la comprensione del concilio Vaticano II» (P. REISINGER, «Ratzinger e il cappellano teologo. Un carteggio medito», in Vita e pensiero 90(2007) 3, 81-85, qui 82).
56) TEUFFENBACH, «L’annuncio del Concilio cinquant’anni fa», 421.
57) «E nella sua spiritualità e nel suo senso concreto della storia che dobbiamo cercare le radici di quell’origine; è nel suo senso di responsabilità di padre e nella sua umiltà di fratello che va cercata quell’origine» (RlCCARDI, «II papa all’origine del Concilio», 40).
58) Cf. BENEDETTO XVI, es. ap. postsinodale Verbum Domini sulla parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, 30.9.2012, nn. 29-49, in particolare n. 35; Regno-doc. 21,2010,660-669.
59) BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n. 29; Regno-doc. 21,2010,660.
60) BENEDETTO XVI, Discorso alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, in AAS98 (2006), 46; Regno-doc. 1,2006,7. A questo proposito cf. G. RIGHI ALBERTI, «Recibir el Concilio», in Teologia y catequesis{20l2) 121, 13-33, in particolare 21-25.
61) ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI, RELAZIONE FINALE Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans prò salute mundi, 7.12.1985, in EV9/1779-1818, qui 1801. Non è questa la sede per soffermarsi sulla cosiddetta ecclesiologia di comunione. Basti ricordare le indicazioni offerte in proposito nella stessa relazione finale dell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi del 1985: cf. EV 9/1800-1809.
62) Roncalli interpreta e vive il suo ministero episcopale richiamandosi all’immagine evangelica del buon pastore (cf. Gv 10), come mette in evidenza scrivendo il 17 maggio 1953, poco dopo l’ingresso solenne in diocesi, durante gli esercizi spirituali: «Ciò che mi prende è la gravita delle mie responsabilità di pastore: non sono più di me, ma delle anime dei miei fedeli». In una comunicazione in occasione del secondo anno del suo episcopato veneziano, il 23 febbraio 1954, pensando alla diocesi e parlando del suo compito, scrive: «Qui si vive come in famiglia, con rispetto, con sincerità, con evangelica carità. Riprenderò dunque il mio passo. “Bonus pastor animam suam datpro ovibus suis: il buon pastore da l’anima sua per le sue pecorelle”. Questo è tutto per me: il mio proposito, la mia vita» (A.G. RONCALLI, Scritti e discorsi, voi. 1, a cura di L.F. CAPOVILLA, Paoline, Roma 1959, 175). D’altra parte, proprio questo chiede a Gesù, buon pastore, nel corso degli esercizi spirituali con l’episcopato triveneto nel maggio 1955: «Per altro il pastor deve essere soprattutto bonus, bonus. Diversamente senza essere lupus come il mercenarius, rischia, se dormitat, di divenire inutile e inefficace. O Gesù, bone pastor, che il tuo spirito mi investa tutto: cosicché la mia vita sia, in questi anni ultimi, sacrificio e olocausto per le anime dei miei diletti veneziani» (ID., Il giornale dell’anima: soliloqui, note e diari spirituali, a cura di A. Melloni, Istituto per le scienze religiose, Bologna 2003, 292). Queste ultime parole aiutano a comprendere come il suo ripetuto meditare il capitolo decimo di Giovanni corrisponda alla riscoperta continua delle sorgenti più autentiche della sua vita di vescovo, che proprio nella dimensione pastorale trova il suo autentico modo d’essere. E questo, dunque, lo stile ispirato dalla figura di Gesù, da cui è consapevolmente caratterizzato il servizio veneziano. In seguito, nella prima e terza allocuzione al clero durante il Sinodo del 1957, Roncalli svilupperà ulteriormente la riflessione sul pastore, interpretando il pastor come pater. la «pastoralità» diventa paternità e questa dice il farsi tutto a tutti per salvare a ogni costo qualcuno (cf. id., Scritti e discorsi, voi. 3, 318- 320 e 349).
63) Cf. G. ALBERIGO, «Giovanni XXIII e il Vaticano II», in G. Alberigo (a cura di), Papa Giovanni, Laterza, Bari 1987, 211-243, in particolare 215-216; J. RATZINGER, Problemi e risultati del concilio Valicano II, Queriniana, Brescia 1967, 109-113;G. COLOMBO, «La teologia della Gaudium etspes e l’esercizio del magistero ecclesiastico», in id., La ragione teologica, Glossa, Milano 1995, 265-303, qui 281-284; G. RUGGlERl, «La lotta per la pastoralità della dottrina: la recezione della Gaudet mater Ecclesia nel primo periodo del concilio Vaticano II», in W. WEISS (a cura di), Zeugnis und Dialog, Echter, Wiirzburg 1996, 118-137, in particolare 119-123.
64) Cf. AD Series II, I, 132-143, qui 132-133. Testo italiano in CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1056-1075, qui 1057-1059; EV l/3*.
65) CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1080-1087, qui 1083; EV 1/25*.
66) Cf. G. ALBERIGO, A. MELLONI, «L’allocuzione Gaudet mater Ecclesia di Giovanni XXII (11 ottobre 1962)», in G. ALBERIGO, A. MELLONI, G. BATTELLI, S. TRINCHESE, Fede tradizione profezia. Studi su Giovanni XXIII e sul Vaticano II, Paideia, Brescia 1984, 185-283. Osservazioni ridimensionanti in G. MARTINA, «A proposito di studi recenti su Giovanni XXII», in Rivista di storia della Chiesa in Italia 39(1985)2, 530-532. Inoltre cf G. SALE, «Gaudet mater Ecclesia. L’allocuzione di apertura del concilio Vaticano II», in La Cività cattolica 163(2012) III, 351-362.
67) Cf. L.-J. SUENENS, «Aux origines du concile Vatican II», in Nouvelle revue théologique 107(1985) 1, 3-21; «Lettera del cardinale Giovanni Battista Montini al cardinale Amleto Cicognani, segretario di stato (18 ottobre 1962), in Istituto Paolo VI – Notiziario ( 1983) 8, 11 -14.
68) G. ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione», in ALBERIGO, MELLONI, BATTELLI, TRINCHESE, Fede tradizione profezia, 187-222, qui 205.
69) Cf. ASI/1, 166-175, qui 171-172. Testo italiano in CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1088-1111, qui 1101-1103; EVl/53*-55*.
70) Ruggieri, per esempio, identifica come momenti salienti di un tentativo di recezione della pastoralità le iniziative del card. Bea e il dibattito sullo schema de fontibus, cf. RUGGIERI, «La lotta per la pastoralità della dottrina», 122-134. Inoltre cf. ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione», 217-222.
71) «Vi era la questione del titolo dello schema: nessuno aveva messo in dubbio l’opportunità che il documento si rivolgesse ai cristiani e anche a tutto il genere umano, ma parecchi ritenevano che il titolo di “costituzione pastorale” non fosse adatto; rincrescerebbe, tuttavia, se si dovesse scegliere un appellativo tale da sminuire il valore del testo, il quale intende proporre la dottrina che illustra i rapporti tra la Chiesa e il mondo, in quanto precisamente viene presentata al mondo contemporaneo per illuminare i suoi problemi, ciò che si voleva dire con il termine “pastorale”; a ogni modo, tali obiezioni sarebbero state attentamente vagliate, e i padri avrebbero deciso la questione con il voto» (R. Tucci, «Introduzione storico-dottrinale alla costituzione pastorale Gaudium etspes», in AA. VV., La costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, LDC, Torino H968, 15-134, qui 107-108).
72) Cf. A. SCOLA, «Gaudium et spes: dialogo e discernimento nella testimonianza della verità», in R. FISICHELLA (a cura di), II concilio Vaticano II. Recezione e attualità alla luce del giubileo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, 82-114. Ora ripreso in A. SCOLA, Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica e sacramentale per l’ecclesiologia, «Biblioteca di teologia contemporanea» 130, Queriniana, Brescia 2005, 17-51. Inoltre cf. G. MARENGO, «Gaudium et spes: la pastoralità alla prova», in P. CHENAUX, N. BAUQUET (a cura di), Rileggere il Concilio, Lateran University Press, Roma 2012, 249-293.
73) SCOLA, Chi è la Chiesa?, 40-41.
74) Ivi, 134
75) C. THEOBALD, «Nodi ermeneutici del dibattito sulla storia del Vaticano II», in A. MELLONI, G. RUGGIERI, Chi ha paura del Vaticano II?, Carocci, Roma 2009, 45-68, qui 56.
76) Cf. P. SKQUERI, II Dio affidabile. Saggio di teologia fondamentale, «Biblioteca di teologia contemporanea» 85, Queriniana, Brescia 1996, 87-118.
77) J. RATZINGER, «Un tentativo circa il concetto di tradizione», in K. RAHNER, J. RATZINGER, Rivelazione e Tradizione, Morcelliana, Brescia 1970, 37. Inoltre cf. id., San Bonaventura. La teologia della storia, Nardini. Firenze 1991, 141-142; A. BERTULETTI, «Giovanni XXIII e il Concilio» in G. CARZANIGA, Giovanni XIII e il concilio Vaticano II, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, 72-83.
78) SCOLA, Chi è la Chiesa?, 49.
79) Cf. ivi, 51
80) La centralità della costituzione dogmatica sulla rivelazione e il suo essere «porta d’accesso» a tutto l’insegnamento conciliare fu già individuata da Marie-Joseph Le Guillou negli schemi proposti per evidenziare il legarne organico di tutto il corpus dottrinale del Vaticano; cf. M.-J. LE GUILLOU, Il Volto del Risorto, Cantagalli, Siena 2012, 135-136. Sullo stesso argomento e d’uopo citare la proposta ermeneutica di Christoph Theobald. Oltre all’articolo già citato cf C. THEOBALD, La recezione del Vaticano II, vol. 1, Tornare alla sorgente, EDB, Bologna 2011, in particolare 16, 315-316, 509-510, 549-599; id., «”La Transmission de la Révélation divine”. A propos de la reception du chapitre II de Dei verbum», in P BORDEYNE, L. VILLEMIX (a cura di), Vatican II et la théologie. Perspectives pour le XXI siècle, Ceri”, Paris 2006, 107-126.
81) Le diversità evidenti che esistono tra Giovanni XXIII e Paolo VI e i modi della loro presidenza e guida del Concilio, nonché l’accento ecclesiologico impresso da papa Montini ai lavori conciliari – cf THEOBALD, «Nodi ermeneutici del dibattito sulla storia del Vaticano II», 59; J.W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II. Vita e pensiero, Milano 2010, 174-175; ALBERIGO, Transizione epocale, 783-788 – non sono in grado di compromettere la continuità di cui parliamo.
82) GB. MONTINI, Abbiamo visto la Chiesa! Prima lettera dalla Città del Vaticano all’arcidiocesi dopo la solenne apertura del concilio ecumenico Vaticano II, in ID., Discorsi e scritti milanesi, vol. 3 (1961-1963), Istituto Paolo VI, Brescia 1997, 5361-5365, qui 5364-5365.
83) Cf. AS II/1, 183-200. Testo italiano in: CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1142-1185; EV 1/133*-201*. Su quest’allocuzione cf. G. COLOMBO, «I discorsi di Paolo VI in apertura e chiusura dei periodi conciliari», in Paolo VI e il rapporto Chiesa-mondo al Concilio, Colloquio internazionale di studio, Roma 22-23-24 settembre 1989, «Pubblicazioni dell’Istituto Paolo VI» 12, Istituto Paolo VI – Edizioni Studium, Brescia – Roma 1991, 246-293; A. MELLONI, «L’inizio del secondo periodo e il grande dibattito ecclesiologico», in G. ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II, vol. 3, Il concilio adulto. Settembre 1963 — settembre 1964, Peeters – II Mulino, Leuven – Bologna 1998, 19-131, qui 52-56.
84) K. WOJTYLA, Alle fonti del rinnovamento. Studio sull’attuazione del concilio Vaticano II, Rubbettino, Soveria Mannelli 2007, 11-12. Inoltre cf. Il sinodo pastorale dell’arcidiocesi di Cracovia (1972-1979), LEV, Città del Vaticano 1985. Sugli interventi di Wojtyla nel Concilio, cf. G. RIGHI ALBERTI, Karoli Wojtyta: uno stile conciliare, Marcianum Press, Venezia 2012.
85) Cf. WOJTYLA, Alle fonti del rinnovamento, 9-39.
86) Un esempio di opposizione tra «dottrinale» e «pastorale» nei documenti conciliari in B. GHERARDINI, Concilio ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, Frigento 2009. In merito cf. G.RIGHI ALBERTI, «A proposito de “la hermenéutica de la continuidad”. Nota sobre la propuesta de B. Gherardini», in Scripta theobgica 42(2010),
59-77.
87) Cf. W. KASPER, «La provocazione permanente del Vaticano II: Per un’ermeneutica degli enunciati conciliari», in id., Teologia e Chiesa, «Biblioteca di teologia contemporanea» 60, Queriniana, Brescia 1989, 302-312, qui 304.
88) E nota l’ipotesi su «l’esistenza di due itinerari di preparazione, che erano ispirati da due visioni della stona molto diverse e miravano a immagini di Chiesa alternative o, almeno, divergenti. E vero che questi itinerari hanno avuto un andamento sincrono e spesso è sembrato che si intersecassero o si unificassero, ma proprio all’apertura del Concilio essi apparvero in tutta la loro differenza. L’assemblea infatti si trovò davanti un imponente materiale preparatorio prodotto sotto la direzione della curia romana, caratterizzato da un’elevata compattezza, che chiedeva piuttosto adesione e assenso che dibattito e ricerca. L’altro itinerario era quello costituito progressivamente da Giovanni XXIII attraverso uno stillicidio di interventi pubblici e di riflessioni personali, culminato nel discorso rivolto ai padri conciliari 1′ 11 ottobre 1962» (ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione». 188-189). E l’ipotesi sostanzialmente adoperata come guida nel primo volume — II cattolicesimo verso una nuova stagione. L’annuncio e la preparazione — della Storia del concilio Vaticano II diretta da Alberigo, tesa a mettere in evidenza la contrapposizione tra la curia romana e l’intenzione di Giovanni XXIII. Occorre, tuttavia, rilevare che una tale ipotesi non rende ragione né di quelle che gli stessi fautori ritengono «le ambiguità di papa Giovanni» (cf. J. KOMONCHAK, «La lotta per la preparazione», in AÌBERIGO (dir), Storia del concilio Vaticano II, vol. 1, II cattolicesimo verso una nuova stagione, 177-379, qui 373-379), né di tutta la preparazione conciliare che fu svolta nelle Chiese locali. A questo ultimo proposito è ricchissima l’informazione che ci offre Caprile nell’opera più volte citata.
89) Cf. ASI/1, 207-208; M. LAMBERIGTS, A. GREILER, «Concilium episcoporum est. The interventions of Liénart and Frings revisited, October 13 1962», in Ephemerides theologicae lovanienses 73(1997), 54-71; A. RICCARDl, «La tumultuosa apertura dei lavori», in ALBERIGO (dir), Storia del concilio Vaticano II, 21 -86, in particolare 45-51.
90) Cf. R. DE MATTEI, II Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau 2010, 203-206; B. GHERARDINI, Il Vaticano II Alle radici d’un equivoco, Lindau, Torino 2012, 123-152. Il volume di De Matici è stato oggetto di una rigorosa critica in M. de SALIS, «Chiesa e teologia nel concilio Vaticano II. Nota su un libro recente», in Lateranum 78(2012), 139-151.
91) Cf. J. RATZINGER, Mon concile Vatican II, Artège, Perpignan 2011,59.
92) Cf. CAPRILE, II concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione, Parte I, 195-196; II, 17-19.
93) «Con il tempo, si vanno chiarendo le differenti mentalità e le diverse posizioni, come si nota più chiaramente alla fine dei lavori della commissione centrale. Anche il confronto ha un suo ruolo in questo. Tuttavia non sono sempre possibili letture schematiche della formazione di gruppi contrapposti, per l’esistenza d’una certa fluttuazione e di vicendevoli e intersecantisi richiami. Si può individuare la linea di tendenza d’una ricerca di mediazione, che caratterizza una parte della curia e dei vescovi residenziali. La certezza che la preparazione del Concilio si sarebbe potuta fare a Roma, interpellando i vescovi e approntando sintesi, viene progressivamente a incrinarsi (…). Tutto non è così meccanicamente pronto, come si prevedeva» (RlCCARDl, «Preparare il Concilio», 204).
94) ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione», 219.
95) V CARBONE, «Gli schemi preparatori del concilio ecumenico Vaticano II», in Monitor ecclesiasticus 96(1971) 1, 51-86, qui 72. La precisazione è ripresa da Komonchak che, tuttavia, sfuma la conclusione affermando: «Comunque questo risultato delle deliberazioni della commissione centrale fu noto solo molto più tardi, così che la costante impressione fu di una grande massa di materiale organizzato in modo modesto, di qualità molto diseguale» (KOMONCHAK, «La lotta per la preparazione», 322). Il numero di 22 non è, tuttavia, accolto da Wittstad nello stesso volume, cf. K. WITTSTADT, «Alla vigilia del concilio», in ALBERIGO (dir), Storia del concilio Vaticano II, vol. 1, II cattolicesimo verso una nuova statone, 429-517, qui 434).
96) Cf. E. FOUILLOUX, «Théologiens romains et Vatican II (1959-1962)», in Cristianesimo nella storia 16(1994), 373-394.
97) «Dalle prime nomine la commissione risultava composta prevalentemente da elementi dell’ambiente romano legati in particolare al S. Uffizio e agli orientamenti del pontificato di Pio XII, anche se era significativa la presenza di alcuni teologi d’oltralpe, come Cerfaux, Journet, Philips, Congar e De Lubac, una presenza che però non stemperava l’immagine di un commissione piuttosto conservatrice ed eurocentrica» (R. BURIGANA, «Progetto dogmatico del Vaticano II: la commissione teologica preparatoria (1960-1962)», in G. ALBERIGO, A. MELLONI (a cura di), Verso il concilio Vaticano II (1960-1962). Passaggi e problemi della preparazione conciliare, Marietti, Genova 1993, 141-206, qui 151-152.
98) A. VON TEUFFENBACH, «La commissione teologica preparatoria del concilio Vaticano II», en Anuarìo de historia de la Iglesia 21(2012), 219-243, qui 219. L’articolo è di grande interesse per uscire da una considerazione troppo semplificatrice del lavoro della commissione teologica. Tuttavia, un’affermazione come quella citata rischia di favorire un’interpretazione fuorviante del lavoro conciliare. Di grande utilità è la pubblicazione da parte di questa autrice dei diari conciliari del p. Tromp, cf ID..Konzilstagebuch. Sebastian Tromp SJ mit Erlauterungen undAkten aus der Arbeit der Theologischen Kommission; II Vatikanisches Konzil, vol. 1/1-2 (1960-1962), PUG, Roma 2006; id., Sebastian Tromp SJ Konzilstagebuch mit Erlauterungen und Akten aus der Arbeit der Kommission fur Glauben una Sitlen; II. Vatikanisches Konzil, vol Il/1 -2 ( 1962-1963), Bautz, Nordhausen2011.
99) Su questo dato anche se lo valutano diversamente, infatti, concordano studiosi come Alberigo («Mi sembra emblematico a questo proposito il metodo seguito per il rifacimento dello schema De Ecclesia dal teologo lovaniense G. Philips, il quale realizzò con grande souplesse un’abile contaminazione tra la redazione preparatoria e le istanze rinnovatrici»; ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione, 221) e VON TEUFFENBACH («Sebbene gli schemi che erano stati preparati furono poi in gran parte eliminati o ridotti dalla commissione coordinatrice – composta da sette cardinali nel gennaio 1963 —, non lo potè essere invece la feconda discussione che era avvenuta. I documenti dottrinali del concilio Vaticano II non sarebbero stati possibili senza il lavoro della commissione teologica preparatoria, allo stesso modo come – senza di essi – non possono essere compresi correttamente»; VON TELTFENBACH, «La commissione teologica preparatoria», 220; e poi «Solo quando le opposte fazioni si trovarono costrette a collaborare tra loro anche quanto era stato preparato nella commissione teologica iniziò a dare il suo frutto. La Lumen gentium, la Dei verbum e la Gaudium et spes non sono sorte dal nulla», ivi, 242).
100) J. RATZINGER, La mia vita, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997, 85-86.
101) Cf. AS 1/4, 121. Ruggieri commenta l’episodio come segue: «E Ottaviani, con amara ironia, nella sua introduzione alla discussione dice di aspettarsi la solita litania: lo schema non è ecumenico, è scolastico, non è pastorale, è negativo ecc. Anzi può già fare una “confidenza”: i relatori parleranno inutilmente “perché la questione è stata già giudicata in anticipo”. Già prima che lo schema fosse distribuito, si preparava infatti lo schema sostitutivo. “Non mi resta quindi che tacere, perché la Scrittura insegna: dove non c’è ascolto, non sprecare parole» (G. RUGGIERI, «L’abbandono dell’ecclesiologia controversista», in G. ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II, vol. 2, La formazione della coscienza conciliare. Ottobre 1962 – settembre 1963, Peeters – II Mulino, Leuven – Bologna 1996, 309-383, qui 356).
102) Lo mostra accuratamente G. ROUTHIER, «La reception dans le premier De Ecclesia des mouvements de renouveau préconciliaire», in ROUTHIER, ROY, SCHELKENS (dir.), La theologie catholique entre infransigeance et renouveau, 199-211
103) G. PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero nel concilio Vaticano II, Jaca Book, Milano 1969, voi. 1, 19-20.
104) ROUTHIER, «La reception clans le premier De Ecclesia des mouvements de renouveau préconciliaire», 211.
105) A questo proposito è significativo notare che Giovanni Paolo II non ha dubitato nel qualificare il Vaticano II di «evento». Ad esempio: «II Concilio fu un grande evento e, per me, un’indimenticabile esperienza. Ne tornai molto arricchito» (GIOVANNI PAOLO II, Alzatevi, andiamo!. Mondadori, Milano 2004, 133).
106) Alberigo ha sfumato il suo pensiero in merito: «La frequente sottolineatura dell’importanza del Vaticano II come evento complessivo e non solo delle sue decisioni finali può avere suscitato il sospetto di un’intenzione riduttiva dei documenti che il Concilio ha approvato. Sembra quasi superfluo dissipare tale sospetto. È infatti ovvio che il Vaticano II ha consegnato alla Chiesa i testi che ha approvato, con le differenti qualificazioni che la stessa assemblea ha loro dato. Tuttavia, proprio la ricostruzione dell’iter conciliare ha messo in evidenza l’importanza dell’esperienza conciliare per la corretta e piena valorizzazione delle stesse decisioni. L’ermeneutica del Vaticano II non sarebbe soddisfacente se si limitasse all’analisi del testo delle decisioni, con l’eventuale aggiunta di qualche excursus sul lavoro redazionale. Infatti è la conoscenza dell’evento nella sua probabilità che offre criteri ermeneutici soddisfacenti per cogliere pienamente il significato del Vaticano II e delle sue decisioni. Immaginare o temere che riconoscere l’importanza del Vaticano II come evento globale possa ridurre o mortificare la portata delle decisioni conciliari è paradossale» (ALBERIGO, Transizione epocale, 848).
107) Cf. COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Temi scelti di ecclesiologia, in EV9/1668-1725, in particolare 1688-1698; G. COLOMBO, «II “popolo di Dio” e il “mistero della Chiesa” nell’ecclesiologia post conciliare», in Teologia 10(1985), 97-169.
108) LG 8; EV 17307. Philips considera la frase finale «forse la più importante di tutto il capitolo: in questo modo la Chiesa rivela veramente il mistero di Cristo, senza dissipare tutte le ombre, sino a che brilli finalmente la luce piena» (PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero, vol. 1, 117).
109) Cf. E HONERMANN, «Der Text: Werden – Gestalt – Bedeutung. Eine hermeneutische Reflexion», in P. HUNERMANN, B.-J. HILBERATH, Herders Theologischer Rammentar zum Zweiten Vatikanìschen Konzil, vol. 5, Herder, Freiburg-Basel-Wien 2006, 5-101; In., «Der Text. Eine Erganzung zur Hermeneutik des II. Vatikanischen Konzils», in Cristianesimo nella storia 28(2007), 339-358 (trad. it.: «Il “testo”. Un complemento all’ermeneutica del Vaticano II», in melloni, RUGGlERI, Chi ha paura del Vaticano II?, 85-105).
110) «Sono convinto che la causa della debolezza dell’impatto del Vaticano II risieda, anzitutto e essenzialmente, nella mancanza di una coniugazione delle indicazioni dottrinali e spirituali espresse dal Concilio con un parallelo e coerente rinnovamento istituzionale. Al post-Vaticano II è mancato sinora l’asse costituito dalla reciproca fecondazione tra le prospettive e le indicazioni dottrinali e ecclesiologiche e l’aggiornamento della struttura istituzionale» (ALBERIGO, Transizione epocale, 66). Nello stesso senso cf. ivi, 547-552; 597; 751.
111) Ciò mette in campo la questione, pure permanente nella vita della Chiesa, del circolo che sempre s’instaura tra fede e cultura. La fede, per il fatto stesso che dice all’uomo chi è, diventa cultura, ma a sua volta la cultura, nel suo determinarsi storico, interpreta la fede. È questo lo spazio dell’inevitabile rischio della libertà a cui lo Spirito in ogni tempo chiama la Chiesa. Cf. J. RATZINGER, «Cristo, la fede e la sfida delle culture», in Nuova umanità 16(1994) 6, 95-118.
112) Sulle diverse categorie in uso per riferirsi a questa «chiamata di Cristo» (aggiornamento, ressourcement, rinnovamento, sviluppo, riforma. ..), cf. J. O’MALLEY, «Ressourcement e riforma al Vaticano II», in Concilium 48(2012), 429-439.
113) Sul termine «aggiornamento» come parola tipica del vocabolario di Roncalli cf. ALBERIGO, Transizione epocale, 530-533.
114) II riferimento classico è all’allocuzione nella sessione d’inaugurazione del secondo periodo conciliare, cf. ASII/1, 191-193. Testo italiano in: CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1163-1167; EV 1 /133*ss.
115) J. RATZINGER, La Chiesa. Una compagnia sempre in cammino, Paoline, Cinisello Balsamo 1991, 104.
29) La bibliografia sul pontificato di Pio XII è sterminata. Una presentazione sintetica del periodo pacelliano in E CHENAUX (a cura di), L’eredità del magistero di Pio XII, Lateran University Press – Gregorian & Biblical Press, Roma 2010, con contributi di T. Bertone, G. Ravasi, A. Riccardi, U. Vanni, L. Zak,J. Joblin, D.E. Viganò, W. Henn, B. Gherardini, G. Ferrara, C. Militello, M.P. Gallagher, E Chenaux, R. Gerardi e E Coccopalmerio. Inoltre cf. E TRANIELLO, «Pio XII, la seconda guerra mondiale e l’ordine postbellico», in GUASCO, GUERRIERO, TRANIELLO (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 23, 65-103; A. RICCARDI, «Pio XII. Un decennio difficile (1948-1958)», ivi, 104-127; E SCOPPOLA, «Gli orientamento di Pio XI e Pio XII sui problemi della società contemporanea», ivi, 129-159.
30) G. MARTINA, «II contesto storico in cui è nata l’idea di un nuovo concilio ecumenico», in R. LATOURELLE (a cura di), Vaticano II Bilancio e prospettive venticinque anni dopo 1962-1987, Cittadella, Assisi 1987, t.1, 27-82, qui 28. Martina cita tre elementi che hanno favorito decisamente il rapidissimo cambiamento sociale in questo periodo: l’ascesa del Terzo mondo con la fine del colonialismo, una fortissima industrializzazione in Occidente, e l’incidenza sul costume e gli stili di vita proposti dalla televisione (cf. ivi, 29-37). Inoltre cf. G. CAMPANINI, «II contesto storico-culturale del concilio Vaticano II», in GALEAZZI (a cura di), Come si è giunti al concilio Vaticano II, 84-110.
31) E stato, infatti, messo in rilievo come Pio XII abbia avuto il senso della crisi che attraversava la Chiesa e la necessità di un appello più deciso alla missione. Cf A. Riccardi, «Nel cuore dei grandi cambiamenti del Novecento. Il pontificato di Pio XII e la sua eredità», in CHENAUX (a cura di), L’eredità del magistero di Pio XII, 53- 69, in particolare 68.
32) Cf. J. METZLER, «La Santa Sede e le missioni», in id. (a cura di), Storia della Chiesa, vol. 24, Dalle missioni alle Chiese locali, San Paolo, Cinisello Balsamo 1990, 21-119; J. gadille, J.-F. ZORX, «II progetto missionario», in J. GADILLE, J.-M. MAYEUR, Storia del cristianesimo, vol. 11, Liberalismo, industrializzazione, espansione europea (1830-1914), Boria Città Nuova, Roma 2003, 133-161; J. GADILLE, J.-E ZORN, «Le missioni cristiane in Africa, Asia, Australasia e Oceania», ivi, 877-971.
33) Sulla teologia del laicato mi permetto rinviare a A. SCOLA, «La teologia del laicato alla luce dell’ecclesiologia di comunione: l’identità del fedele laico», in Marcianum 5(2009) 1, 11-30. Resta di grande utilità A. SCOLA, C. GIULIODORI, G. MARENGO, EA. DE PROOST, G. WAGNER (a cura di), Il laicato. Rassegna bibliografica in lingua italiana, tedesca e francese. In appendice complementi di bibliografia in lingua spagnola e inglese, LEV Città del Vaticano 1987.
34) Non possiamo ora soffermarci a offrire una riflessione sulla pertinenza del termine «movimento». Per un primo tentativo — non privo di certe generalizzazioni – di definizione di questi movimenti e una descrizione sintetica della loro cronologia, geografia e sociologia cf. E. FOUILLOUX, «I movimenti di riforma nel pensiero cattolico dal XIX al XX secolo», in Cristianesimo nella storia 24(2003), 659-676. Inoltre cf. CHENAUX, Il concilio VaticanoII, 21-32. Sul movimento liturgico cf. O. Rousseau, Storia del movimento liturgico, Paoline, Roma 1961; B. BOTTE, Lemouvement liturgique. Témoignage et souvenirs, Dcscléc de Brouwer, Paris 1973 (trad. it. EÌTatà, Cantalupa 2009).
35) L’esempio classico di questo ressourcement dello studio dei padri è la collana Sources chrétiennes. In proposito cf. E. FOUILLOUX, La cottection «Sources chrétiennes». Ediler les Pères de l’Eglise au XX” siede, Cerf, Paris 1995.
36) Protagonista indiscusso del rinnovamento degli studi biblici in ambito cattolico fu il p. Lagrange, cf B. MONTAGNES, Marie-Joseph Lagrange, un biblista al servizio della Chiesa, Edizioni studio domenicano, Bologna 2007. Inoltre cf. E GRELOT, Il rinnovamento biblico nel ventesimo secolo. Memorie di un protagonista, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996.
37) Sulle origini e lo sviluppo del movimento ecumenico rimane un punto di riferimento M.-J. le GUILLOU, Mission et unite: les exigences de la communion, «Unam sanctam» 33-34, Cerf, Paris 1960. Inoltre cf. G. CERETI, A. FILIPPI, L. SARTORI (a cura di), Dizionario del movimento ecumenico, EDB, Bologna 1994. Sul periodo immediatamente precedente al Concilio cf. M. VELATI, Una difficile transizione: il cattolicesimo tra unionismo ed ecumenismo (1952-1964), II Mulino, Bologna 1996.
38) Cf. M. COKE, Le mouvement catéchétique deJulesFerry a Vatican II, Centurion, Paris 1988.
39) Ci riferiamo, ovviamente, alla galassia di autori e opere che normalmente vengono considerati sotto la denominazione, invero troppo vaga, di nouvelle théologie. Tale nome proviene proprio da coloro che a questo rinnovamento si opposero. Possiamo citare come emblematici di questo rinnovamento teologico due luoghi: Le Saulchoir per i domenicani e Fourvière per i gesuiti. I nomi sono noti: M.-D. Chenu, Y Congar, H. de Lubac,J. Daniélou, H. Bouillard,J. Mouroux, H.U. von Balthasar, K. Rahner… Tra i loro oppositori occorre citare R. Garrigou-Lagrangc e M. Labourdette. In proposito cf G. COFFELE, «Storia della teologia», in G. CANOBBIO, E CODA (a cura di), La teologia del XX secolo. Un bilancio, vol. 1, Prospettive storiche, Città nuova, Roma 2003, 291-299; A. DONI, «La riscoperta delle fonti», in R. FISICHELLA (a cura di), Storia della teologia, vol. 3, Da Vitus Pichler a Henrì de Lubac, EDB, Bologna 1996, 443-474.
40) In questo senso è di grande interesse la recente pubblicazione G. ROUTHIFR, PJ. ROY, K. SCHELKENS (dir.), La théologie catholique entre in transigeance et renouveau. La reception des mouvements préconciliares a Vatican II, «Bibliothèque de la Revue d’histoire ecclésiastique» 95, Brepols, Turnhout2011.
41) Cf. G. ROUTHIER, «La recezione nell’attuale dibattito teologico», in H. LEGRAND, J. MANZANARES, A. GARCÌA Y GARCÌA, Recezione e comunione tra le Chiese. Atti del Colloquio internazionale di Salamanca 8-14 aprile 1996, EDB, Bologna 1998, 29-55, in particolare 53,
42) «L’idea del concilio resta latente nel Novecento. È talvolta associata all’unionismo o a sogni ecumenici» (A. RlCCARDI, «II papa all’origine del Concilio», in Concilio Vaticano II. Ricerche e documenti 4(2004), 25-40, qui 26).
43) Ivi, 30. Inoltre cf. A. VON TEUFFFNBACH, «L’annuncio del Concilio cinquant’anni fa», in Alpha Omega 12(2009) 3, 399-446, in particolare 412-419.
44) Cf. AAS14 (1922), 675-700, qui 692.
45) CF CAPRILE, «Pio XI e la ripresa del concilio Vaticano», in id., Il concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione. Parte 1, 3-14.
46) Cf. riccardi, «II papa all’origine del Concilio», 31.
47) Cf. CAPRILE, «Un nuovo progetto di concilio al tempo di Pio XII», in id., Il concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione. Parte 1, 15-35.
48) Cf. A. RlCCARDI, «Preparare il Concilio: papa e curia alla vigilia del Vaticano II», in Le Deuxième Concile du Vatican (1959-1965), Collection de l’Ecole francaise de Rome 113, Ecole Francaise de Rome, Rome 1989, 181-205, qui 181-184.
49) CAPRILE, Il concilio Vaticano II Annunzio e preparazione. Parte 1, 3.
50) In questo senso non sbagliano quanti si rifiutano di ridurre il Vaticano II a puro concilio ecclesiologico, tendenza che non tiene sufficientemente in conto che l’ultimo concilio non volle semplicemente completare i lavori sul De Ecclesia non adempiuti nel Vaticano I.
51) Cf. RlCCARDl, «II papa all’origine del Concilio», 23-36; TEUFFENBACH, «L’annuncio del Concilio cinquantanni fa», 420-425. Inoltre cf. L.F. CAPOVILLA «II concilio ecumenico Vaticano II: la decisione di Giovanni XXIII. Precedenti storici e motivazioni personali», in GALEAZZI (a cura di), Come si è giunti al Concilio Valicano II, 15-60; G. ALBERIGO «L’ispirazione di un Concilio ecumenico: le esperienze del cardinale Roncalli», in ID., Transizione epocale, 73-94.
52) Cf. AS 1/1, 166-175, qui 160. Testo italiano in CONCILIO VATICANO II Costituzioni, 1088-1111, qui 1093;EF l/34*.
53) Cf. TEUFFENBACH, «L’annuncio del Concilio cinquantanni fa», 399-446; CAPRILE, «L’annunzio del Concilio», in ID., Il concilio Vaticano II Annunzio e preparazione. Parte 1, 46-54; A.MELLONI «”Questa festiva ricorrenza”. Prodromi e preparazione del discorso di annuncio del Vaticano II (25 gennaio 1959)», in Rivista di storia e letteratura religiosa 3(1992), 609-643.
54) Cf. E. ROUQUETTE, «Le mystère Roncalli», in Ètudes 108(1963) 318,4-18.
55) Cf. G. ALBERIGO, Papa Giovanni 1881-1963, EDB, Bologna 2000; A MELLONI, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio, Einaudi, Torino 2009. A questo proposito vale la pena ricordare che nel 1967 Franz Michel Willam pubblicò un volume su Roncalli – F.M. WILLAM Vomjungen Roncalli (1903-1907) zum Papts Johannes XXIII (1958-1963): Eine Darlegung vom Werden des Aggiomamento-Begriffes 1903-1907 als der Leitidee fur das IL Vatikanische Ronzii una die Durchfuhrung seiner Beschlùsse; ein aktuelles Buch, E Rauch, Innsbruck 1967 – molto apprezzato da Joseph Ratzinger, che in una recensione pubblicata su Theologische Quartalschrift affermò: «Senza dubbio questo libro può essere definito sin qui come la pubblicazione di gran lunga più importante per illuminare la figura di Giovanni XXIII: allo stesso tempo è di fondamentale importanza per la comprensione del concilio Vaticano II» (P. REISINGER, «Ratzinger e il cappellano teologo. Un carteggio medito», in Vita e pensiero 90(2007) 3, 81-85, qui 82).
56) TEUFFENBACH, «L’annuncio del Concilio cinquant’anni fa», 421.
57) «E nella sua spiritualità e nel suo senso concreto della storia che dobbiamo cercare le radici di quell’origine; è nel suo senso di responsabilità di padre e nella sua umiltà di fratello che va cercata quell’origine» (RlCCARDI, «II papa all’origine del Concilio», 40).
58) Cf. BENEDETTO XVI, es. ap. postsinodale Verbum Domini sulla parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, 30.9.2012, nn. 29-49, in particolare n. 35; Regno-doc. 21,2010,660-669.
59) BENEDETTO XVI, Verbum Domini, n. 29; Regno-doc. 21,2010,660.
60) BENEDETTO XVI, Discorso alla curia romana per la presentazione degli auguri natalizi, in AAS98 (2006), 46; Regno-doc. 1,2006,7. A questo proposito cf. G. RIGHI ALBERTI, «Recibir el Concilio», in Teologia y catequesis{20l2) 121, 13-33, in particolare 21-25.
61) ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI, RELAZIONE FINALE Ecclesia sub verbo Dei mysteria Christi celebrans prò salute mundi, 7.12.1985, in EV9/1779-1818, qui 1801. Non è questa la sede per soffermarsi sulla cosiddetta ecclesiologia di comunione. Basti ricordare le indicazioni offerte in proposito nella stessa relazione finale dell’Assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi del 1985: cf. EV 9/1800-1809.
62) Roncalli interpreta e vive il suo ministero episcopale richiamandosi all’immagine evangelica del buon pastore (cf. Gv 10), come mette in evidenza scrivendo il 17 maggio 1953, poco dopo l’ingresso solenne in diocesi, durante gli esercizi spirituali: «Ciò che mi prende è la gravita delle mie responsabilità di pastore: non sono più di me, ma delle anime dei miei fedeli». In una comunicazione in occasione del secondo anno del suo episcopato veneziano, il 23 febbraio 1954, pensando alla diocesi e parlando del suo compito, scrive: «Qui si vive come in famiglia, con rispetto, con sincerità, con evangelica carità. Riprenderò dunque il mio passo. “Bonus pastor animam suam datpro ovibus suis: il buon pastore da l’anima sua per le sue pecorelle”. Questo è tutto per me: il mio proposito, la mia vita» (A.G. RONCALLI, Scritti e discorsi, voi. 1, a cura di L.F. CAPOVILLA, Paoline, Roma 1959, 175). D’altra parte, proprio questo chiede a Gesù, buon pastore, nel corso degli esercizi spirituali con l’episcopato triveneto nel maggio 1955: «Per altro il pastor deve essere soprattutto bonus, bonus. Diversamente senza essere lupus come il mercenarius, rischia, se dormitat, di divenire inutile e inefficace. O Gesù, bone pastor, che il tuo spirito mi investa tutto: cosicché la mia vita sia, in questi anni ultimi, sacrificio e olocausto per le anime dei miei diletti veneziani» (ID., Il giornale dell’anima: soliloqui, note e diari spirituali, a cura di A. Melloni, Istituto per le scienze religiose, Bologna 2003, 292). Queste ultime parole aiutano a comprendere come il suo ripetuto meditare il capitolo decimo di Giovanni corrisponda alla riscoperta continua delle sorgenti più autentiche della sua vita di vescovo, che proprio nella dimensione pastorale trova il suo autentico modo d’essere. E questo, dunque, lo stile ispirato dalla figura di Gesù, da cui è consapevolmente caratterizzato il servizio veneziano. In seguito, nella prima e terza allocuzione al clero durante il Sinodo del 1957, Roncalli svilupperà ulteriormente la riflessione sul pastore, interpretando il pastor come pater. la «pastoralità» diventa paternità e questa dice il farsi tutto a tutti per salvare a ogni costo qualcuno (cf. id., Scritti e discorsi, voi. 3, 318- 320 e 349).
63) Cf. G. ALBERIGO, «Giovanni XXIII e il Vaticano II», in G. Alberigo (a cura di), Papa Giovanni, Laterza, Bari 1987, 211-243, in particolare 215-216; J. RATZINGER, Problemi e risultati del concilio Valicano II, Queriniana, Brescia 1967, 109-113;G. COLOMBO, «La teologia della Gaudium etspes e l’esercizio del magistero ecclesiastico», in id., La ragione teologica, Glossa, Milano 1995, 265-303, qui 281-284; G. RUGGlERl, «La lotta per la pastoralità della dottrina: la recezione della Gaudet mater Ecclesia nel primo periodo del concilio Vaticano II», in W. WEISS (a cura di), Zeugnis und Dialog, Echter, Wiirzburg 1996, 118-137, in particolare 119-123.
64) Cf. AD Series II, I, 132-143, qui 132-133. Testo italiano in CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1056-1075, qui 1057-1059; EV l/3*.
65) CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1080-1087, qui 1083; EV 1/25*.
66) Cf. G. ALBERIGO, A. MELLONI, «L’allocuzione Gaudet mater Ecclesia di Giovanni XXII (11 ottobre 1962)», in G. ALBERIGO, A. MELLONI, G. BATTELLI, S. TRINCHESE, Fede tradizione profezia. Studi su Giovanni XXIII e sul Vaticano II, Paideia, Brescia 1984, 185-283. Osservazioni ridimensionanti in G. MARTINA, «A proposito di studi recenti su Giovanni XXII», in Rivista di storia della Chiesa in Italia 39(1985)2, 530-532. Inoltre cf G. SALE, «Gaudet mater Ecclesia. L’allocuzione di apertura del concilio Vaticano II», in La Cività cattolica 163(2012) III, 351-362.
67) Cf. L.-J. SUENENS, «Aux origines du concile Vatican II», in Nouvelle revue théologique 107(1985) 1, 3-21; «Lettera del cardinale Giovanni Battista Montini al cardinale Amleto Cicognani, segretario di stato (18 ottobre 1962), in Istituto Paolo VI – Notiziario ( 1983) 8, 11 -14.
68) G. ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione», in ALBERIGO, MELLONI, BATTELLI, TRINCHESE, Fede tradizione profezia, 187-222, qui 205.
69) Cf. ASI/1, 166-175, qui 171-172. Testo italiano in CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1088-1111, qui 1101-1103; EVl/53*-55*.
70) Ruggieri, per esempio, identifica come momenti salienti di un tentativo di recezione della pastoralità le iniziative del card. Bea e il dibattito sullo schema de fontibus, cf. RUGGIERI, «La lotta per la pastoralità della dottrina», 122-134. Inoltre cf. ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione», 217-222.
71) «Vi era la questione del titolo dello schema: nessuno aveva messo in dubbio l’opportunità che il documento si rivolgesse ai cristiani e anche a tutto il genere umano, ma parecchi ritenevano che il titolo di “costituzione pastorale” non fosse adatto; rincrescerebbe, tuttavia, se si dovesse scegliere un appellativo tale da sminuire il valore del testo, il quale intende proporre la dottrina che illustra i rapporti tra la Chiesa e il mondo, in quanto precisamente viene presentata al mondo contemporaneo per illuminare i suoi problemi, ciò che si voleva dire con il termine “pastorale”; a ogni modo, tali obiezioni sarebbero state attentamente vagliate, e i padri avrebbero deciso la questione con il voto» (R. Tucci, «Introduzione storico-dottrinale alla costituzione pastorale Gaudium etspes», in AA. VV., La costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, LDC, Torino H968, 15-134, qui 107-108).
72) Cf. A. SCOLA, «Gaudium et spes: dialogo e discernimento nella testimonianza della verità», in R. FISICHELLA (a cura di), II concilio Vaticano II. Recezione e attualità alla luce del giubileo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, 82-114. Ora ripreso in A. SCOLA, Chi è la Chiesa? Una chiave antropologica e sacramentale per l’ecclesiologia, «Biblioteca di teologia contemporanea» 130, Queriniana, Brescia 2005, 17-51. Inoltre cf. G. MARENGO, «Gaudium et spes: la pastoralità alla prova», in P. CHENAUX, N. BAUQUET (a cura di), Rileggere il Concilio, Lateran University Press, Roma 2012, 249-293.
73) SCOLA, Chi è la Chiesa?, 40-41.
74) Ivi, 134
75) C. THEOBALD, «Nodi ermeneutici del dibattito sulla storia del Vaticano II», in A. MELLONI, G. RUGGIERI, Chi ha paura del Vaticano II?, Carocci, Roma 2009, 45-68, qui 56.
76) Cf. P. SKQUERI, II Dio affidabile. Saggio di teologia fondamentale, «Biblioteca di teologia contemporanea» 85, Queriniana, Brescia 1996, 87-118.
77) J. RATZINGER, «Un tentativo circa il concetto di tradizione», in K. RAHNER, J. RATZINGER, Rivelazione e Tradizione, Morcelliana, Brescia 1970, 37. Inoltre cf. id., San Bonaventura. La teologia della storia, Nardini. Firenze 1991, 141-142; A. BERTULETTI, «Giovanni XXIII e il Concilio» in G. CARZANIGA, Giovanni XIII e il concilio Vaticano II, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, 72-83.
78) SCOLA, Chi è la Chiesa?, 49.
79) Cf. ivi, 51
80) La centralità della costituzione dogmatica sulla rivelazione e il suo essere «porta d’accesso» a tutto l’insegnamento conciliare fu già individuata da Marie-Joseph Le Guillou negli schemi proposti per evidenziare il legarne organico di tutto il corpus dottrinale del Vaticano; cf. M.-J. LE GUILLOU, Il Volto del Risorto, Cantagalli, Siena 2012, 135-136. Sullo stesso argomento e d’uopo citare la proposta ermeneutica di Christoph Theobald. Oltre all’articolo già citato cf C. THEOBALD, La recezione del Vaticano II, vol. 1, Tornare alla sorgente, EDB, Bologna 2011, in particolare 16, 315-316, 509-510, 549-599; id., «”La Transmission de la Révélation divine”. A propos de la reception du chapitre II de Dei verbum», in P BORDEYNE, L. VILLEMIX (a cura di), Vatican II et la théologie. Perspectives pour le XXI siècle, Ceri”, Paris 2006, 107-126.
81) Le diversità evidenti che esistono tra Giovanni XXIII e Paolo VI e i modi della loro presidenza e guida del Concilio, nonché l’accento ecclesiologico impresso da papa Montini ai lavori conciliari – cf THEOBALD, «Nodi ermeneutici del dibattito sulla storia del Vaticano II», 59; J.W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II. Vita e pensiero, Milano 2010, 174-175; ALBERIGO, Transizione epocale, 783-788 – non sono in grado di compromettere la continuità di cui parliamo.
82) GB. MONTINI, Abbiamo visto la Chiesa! Prima lettera dalla Città del Vaticano all’arcidiocesi dopo la solenne apertura del concilio ecumenico Vaticano II, in ID., Discorsi e scritti milanesi, vol. 3 (1961-1963), Istituto Paolo VI, Brescia 1997, 5361-5365, qui 5364-5365.
83) Cf. AS II/1, 183-200. Testo italiano in: CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1142-1185; EV 1/133*-201*. Su quest’allocuzione cf. G. COLOMBO, «I discorsi di Paolo VI in apertura e chiusura dei periodi conciliari», in Paolo VI e il rapporto Chiesa-mondo al Concilio, Colloquio internazionale di studio, Roma 22-23-24 settembre 1989, «Pubblicazioni dell’Istituto Paolo VI» 12, Istituto Paolo VI – Edizioni Studium, Brescia – Roma 1991, 246-293; A. MELLONI, «L’inizio del secondo periodo e il grande dibattito ecclesiologico», in G. ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II, vol. 3, Il concilio adulto. Settembre 1963 — settembre 1964, Peeters – II Mulino, Leuven – Bologna 1998, 19-131, qui 52-56.
84) K. WOJTYLA, Alle fonti del rinnovamento. Studio sull’attuazione del concilio Vaticano II, Rubbettino, Soveria Mannelli 2007, 11-12. Inoltre cf. Il sinodo pastorale dell’arcidiocesi di Cracovia (1972-1979), LEV, Città del Vaticano 1985. Sugli interventi di Wojtyla nel Concilio, cf. G. RIGHI ALBERTI, Karoli Wojtyta: uno stile conciliare, Marcianum Press, Venezia 2012.
85) Cf. WOJTYLA, Alle fonti del rinnovamento, 9-39.
86) Un esempio di opposizione tra «dottrinale» e «pastorale» nei documenti conciliari in B. GHERARDINI, Concilio ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare, Casa Mariana Editrice, Frigento 2009. In merito cf. G.RIGHI ALBERTI, «A proposito de “la hermenéutica de la continuidad”. Nota sobre la propuesta de B. Gherardini», in Scripta theobgica 42(2010),
59-77.
87) Cf. W. KASPER, «La provocazione permanente del Vaticano II: Per un’ermeneutica degli enunciati conciliari», in id., Teologia e Chiesa, «Biblioteca di teologia contemporanea» 60, Queriniana, Brescia 1989, 302-312, qui 304.
88) E nota l’ipotesi su «l’esistenza di due itinerari di preparazione, che erano ispirati da due visioni della stona molto diverse e miravano a immagini di Chiesa alternative o, almeno, divergenti. E vero che questi itinerari hanno avuto un andamento sincrono e spesso è sembrato che si intersecassero o si unificassero, ma proprio all’apertura del Concilio essi apparvero in tutta la loro differenza. L’assemblea infatti si trovò davanti un imponente materiale preparatorio prodotto sotto la direzione della curia romana, caratterizzato da un’elevata compattezza, che chiedeva piuttosto adesione e assenso che dibattito e ricerca. L’altro itinerario era quello costituito progressivamente da Giovanni XXIII attraverso uno stillicidio di interventi pubblici e di riflessioni personali, culminato nel discorso rivolto ai padri conciliari 1′ 11 ottobre 1962» (ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione». 188-189). E l’ipotesi sostanzialmente adoperata come guida nel primo volume — II cattolicesimo verso una nuova stagione. L’annuncio e la preparazione — della Storia del concilio Vaticano II diretta da Alberigo, tesa a mettere in evidenza la contrapposizione tra la curia romana e l’intenzione di Giovanni XXIII. Occorre, tuttavia, rilevare che una tale ipotesi non rende ragione né di quelle che gli stessi fautori ritengono «le ambiguità di papa Giovanni» (cf. J. KOMONCHAK, «La lotta per la preparazione», in AÌBERIGO (dir), Storia del concilio Vaticano II, vol. 1, II cattolicesimo verso una nuova stagione, 177-379, qui 373-379), né di tutta la preparazione conciliare che fu svolta nelle Chiese locali. A questo ultimo proposito è ricchissima l’informazione che ci offre Caprile nell’opera più volte citata.
89) Cf. ASI/1, 207-208; M. LAMBERIGTS, A. GREILER, «Concilium episcoporum est. The interventions of Liénart and Frings revisited, October 13 1962», in Ephemerides theologicae lovanienses 73(1997), 54-71; A. RICCARDl, «La tumultuosa apertura dei lavori», in ALBERIGO (dir), Storia del concilio Vaticano II, 21 -86, in particolare 45-51.
90) Cf. R. DE MATTEI, II Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta, Lindau 2010, 203-206; B. GHERARDINI, Il Vaticano II Alle radici d’un equivoco, Lindau, Torino 2012, 123-152. Il volume di De Matici è stato oggetto di una rigorosa critica in M. de SALIS, «Chiesa e teologia nel concilio Vaticano II. Nota su un libro recente», in Lateranum 78(2012), 139-151.
91) Cf. J. RATZINGER, Mon concile Vatican II, Artège, Perpignan 2011,59.
92) Cf. CAPRILE, II concilio Vaticano II. Annunzio e preparazione, Parte I, 195-196; II, 17-19.
93) «Con il tempo, si vanno chiarendo le differenti mentalità e le diverse posizioni, come si nota più chiaramente alla fine dei lavori della commissione centrale. Anche il confronto ha un suo ruolo in questo. Tuttavia non sono sempre possibili letture schematiche della formazione di gruppi contrapposti, per l’esistenza d’una certa fluttuazione e di vicendevoli e intersecantisi richiami. Si può individuare la linea di tendenza d’una ricerca di mediazione, che caratterizza una parte della curia e dei vescovi residenziali. La certezza che la preparazione del Concilio si sarebbe potuta fare a Roma, interpellando i vescovi e approntando sintesi, viene progressivamente a incrinarsi (…). Tutto non è così meccanicamente pronto, come si prevedeva» (RlCCARDl, «Preparare il Concilio», 204).
94) ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione», 219.
95) V CARBONE, «Gli schemi preparatori del concilio ecumenico Vaticano II», in Monitor ecclesiasticus 96(1971) 1, 51-86, qui 72. La precisazione è ripresa da Komonchak che, tuttavia, sfuma la conclusione affermando: «Comunque questo risultato delle deliberazioni della commissione centrale fu noto solo molto più tardi, così che la costante impressione fu di una grande massa di materiale organizzato in modo modesto, di qualità molto diseguale» (KOMONCHAK, «La lotta per la preparazione», 322). Il numero di 22 non è, tuttavia, accolto da Wittstad nello stesso volume, cf. K. WITTSTADT, «Alla vigilia del concilio», in ALBERIGO (dir), Storia del concilio Vaticano II, vol. 1, II cattolicesimo verso una nuova statone, 429-517, qui 434).
96) Cf. E. FOUILLOUX, «Théologiens romains et Vatican II (1959-1962)», in Cristianesimo nella storia 16(1994), 373-394.
97) «Dalle prime nomine la commissione risultava composta prevalentemente da elementi dell’ambiente romano legati in particolare al S. Uffizio e agli orientamenti del pontificato di Pio XII, anche se era significativa la presenza di alcuni teologi d’oltralpe, come Cerfaux, Journet, Philips, Congar e De Lubac, una presenza che però non stemperava l’immagine di un commissione piuttosto conservatrice ed eurocentrica» (R. BURIGANA, «Progetto dogmatico del Vaticano II: la commissione teologica preparatoria (1960-1962)», in G. ALBERIGO, A. MELLONI (a cura di), Verso il concilio Vaticano II (1960-1962). Passaggi e problemi della preparazione conciliare, Marietti, Genova 1993, 141-206, qui 151-152.
98) A. VON TEUFFENBACH, «La commissione teologica preparatoria del concilio Vaticano II», en Anuarìo de historia de la Iglesia 21(2012), 219-243, qui 219. L’articolo è di grande interesse per uscire da una considerazione troppo semplificatrice del lavoro della commissione teologica. Tuttavia, un’affermazione come quella citata rischia di favorire un’interpretazione fuorviante del lavoro conciliare. Di grande utilità è la pubblicazione da parte di questa autrice dei diari conciliari del p. Tromp, cf ID..Konzilstagebuch. Sebastian Tromp SJ mit Erlauterungen undAkten aus der Arbeit der Theologischen Kommission; II Vatikanisches Konzil, vol. 1/1-2 (1960-1962), PUG, Roma 2006; id., Sebastian Tromp SJ Konzilstagebuch mit Erlauterungen und Akten aus der Arbeit der Kommission fur Glauben una Sitlen; II. Vatikanisches Konzil, vol Il/1 -2 ( 1962-1963), Bautz, Nordhausen2011.
99) Su questo dato anche se lo valutano diversamente, infatti, concordano studiosi come Alberigo («Mi sembra emblematico a questo proposito il metodo seguito per il rifacimento dello schema De Ecclesia dal teologo lovaniense G. Philips, il quale realizzò con grande souplesse un’abile contaminazione tra la redazione preparatoria e le istanze rinnovatrici»; ALBERIGO, «Formazione, contenuto e fortuna dell’allocuzione, 221) e VON TEUFFENBACH («Sebbene gli schemi che erano stati preparati furono poi in gran parte eliminati o ridotti dalla commissione coordinatrice – composta da sette cardinali nel gennaio 1963 —, non lo potè essere invece la feconda discussione che era avvenuta. I documenti dottrinali del concilio Vaticano II non sarebbero stati possibili senza il lavoro della commissione teologica preparatoria, allo stesso modo come – senza di essi – non possono essere compresi correttamente»; VON TELTFENBACH, «La commissione teologica preparatoria», 220; e poi «Solo quando le opposte fazioni si trovarono costrette a collaborare tra loro anche quanto era stato preparato nella commissione teologica iniziò a dare il suo frutto. La Lumen gentium, la Dei verbum e la Gaudium et spes non sono sorte dal nulla», ivi, 242).
100) J. RATZINGER, La mia vita, San Paolo, Cinisello Balsamo 1997, 85-86.
101) Cf. AS 1/4, 121. Ruggieri commenta l’episodio come segue: «E Ottaviani, con amara ironia, nella sua introduzione alla discussione dice di aspettarsi la solita litania: lo schema non è ecumenico, è scolastico, non è pastorale, è negativo ecc. Anzi può già fare una “confidenza”: i relatori parleranno inutilmente “perché la questione è stata già giudicata in anticipo”. Già prima che lo schema fosse distribuito, si preparava infatti lo schema sostitutivo. “Non mi resta quindi che tacere, perché la Scrittura insegna: dove non c’è ascolto, non sprecare parole» (G. RUGGIERI, «L’abbandono dell’ecclesiologia controversista», in G. ALBERIGO (dir.), Storia del concilio Vaticano II, vol. 2, La formazione della coscienza conciliare. Ottobre 1962 – settembre 1963, Peeters – II Mulino, Leuven – Bologna 1996, 309-383, qui 356).
102) Lo mostra accuratamente G. ROUTHIER, «La reception dans le premier De Ecclesia des mouvements de renouveau préconciliaire», in ROUTHIER, ROY, SCHELKENS (dir.), La theologie catholique entre infransigeance et renouveau, 199-211
103) G. PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero nel concilio Vaticano II, Jaca Book, Milano 1969, voi. 1, 19-20.
104) ROUTHIER, «La reception clans le premier De Ecclesia des mouvements de renouveau préconciliaire», 211.
105) A questo proposito è significativo notare che Giovanni Paolo II non ha dubitato nel qualificare il Vaticano II di «evento». Ad esempio: «II Concilio fu un grande evento e, per me, un’indimenticabile esperienza. Ne tornai molto arricchito» (GIOVANNI PAOLO II, Alzatevi, andiamo!. Mondadori, Milano 2004, 133).
106) Alberigo ha sfumato il suo pensiero in merito: «La frequente sottolineatura dell’importanza del Vaticano II come evento complessivo e non solo delle sue decisioni finali può avere suscitato il sospetto di un’intenzione riduttiva dei documenti che il Concilio ha approvato. Sembra quasi superfluo dissipare tale sospetto. È infatti ovvio che il Vaticano II ha consegnato alla Chiesa i testi che ha approvato, con le differenti qualificazioni che la stessa assemblea ha loro dato. Tuttavia, proprio la ricostruzione dell’iter conciliare ha messo in evidenza l’importanza dell’esperienza conciliare per la corretta e piena valorizzazione delle stesse decisioni. L’ermeneutica del Vaticano II non sarebbe soddisfacente se si limitasse all’analisi del testo delle decisioni, con l’eventuale aggiunta di qualche excursus sul lavoro redazionale. Infatti è la conoscenza dell’evento nella sua probabilità che offre criteri ermeneutici soddisfacenti per cogliere pienamente il significato del Vaticano II e delle sue decisioni. Immaginare o temere che riconoscere l’importanza del Vaticano II come evento globale possa ridurre o mortificare la portata delle decisioni conciliari è paradossale» (ALBERIGO, Transizione epocale, 848).
107) Cf. COMMISSIONE TEOLOGICA INTERNAZIONALE, Temi scelti di ecclesiologia, in EV9/1668-1725, in particolare 1688-1698; G. COLOMBO, «II “popolo di Dio” e il “mistero della Chiesa” nell’ecclesiologia post conciliare», in Teologia 10(1985), 97-169.
108) LG 8; EV 17307. Philips considera la frase finale «forse la più importante di tutto il capitolo: in questo modo la Chiesa rivela veramente il mistero di Cristo, senza dissipare tutte le ombre, sino a che brilli finalmente la luce piena» (PHILIPS, La Chiesa e il suo mistero, vol. 1, 117).
109) Cf. E HONERMANN, «Der Text: Werden – Gestalt – Bedeutung. Eine hermeneutische Reflexion», in P. HUNERMANN, B.-J. HILBERATH, Herders Theologischer Rammentar zum Zweiten Vatikanìschen Konzil, vol. 5, Herder, Freiburg-Basel-Wien 2006, 5-101; In., «Der Text. Eine Erganzung zur Hermeneutik des II. Vatikanischen Konzils», in Cristianesimo nella storia 28(2007), 339-358 (trad. it.: «Il “testo”. Un complemento all’ermeneutica del Vaticano II», in melloni, RUGGlERI, Chi ha paura del Vaticano II?, 85-105).
110) «Sono convinto che la causa della debolezza dell’impatto del Vaticano II risieda, anzitutto e essenzialmente, nella mancanza di una coniugazione delle indicazioni dottrinali e spirituali espresse dal Concilio con un parallelo e coerente rinnovamento istituzionale. Al post-Vaticano II è mancato sinora l’asse costituito dalla reciproca fecondazione tra le prospettive e le indicazioni dottrinali e ecclesiologiche e l’aggiornamento della struttura istituzionale» (ALBERIGO, Transizione epocale, 66). Nello stesso senso cf. ivi, 547-552; 597; 751.
111) Ciò mette in campo la questione, pure permanente nella vita della Chiesa, del circolo che sempre s’instaura tra fede e cultura. La fede, per il fatto stesso che dice all’uomo chi è, diventa cultura, ma a sua volta la cultura, nel suo determinarsi storico, interpreta la fede. È questo lo spazio dell’inevitabile rischio della libertà a cui lo Spirito in ogni tempo chiama la Chiesa. Cf. J. RATZINGER, «Cristo, la fede e la sfida delle culture», in Nuova umanità 16(1994) 6, 95-118.
112) Sulle diverse categorie in uso per riferirsi a questa «chiamata di Cristo» (aggiornamento, ressourcement, rinnovamento, sviluppo, riforma. ..), cf. J. O’MALLEY, «Ressourcement e riforma al Vaticano II», in Concilium 48(2012), 429-439.
113) Sul termine «aggiornamento» come parola tipica del vocabolario di Roncalli cf. ALBERIGO, Transizione epocale, 530-533.
114) II riferimento classico è all’allocuzione nella sessione d’inaugurazione del secondo periodo conciliare, cf. ASII/1, 191-193. Testo italiano in: CONCILIO VATICANO II, Costituzioni, 1163-1167; EV 1 /133*ss.
115) J. RATZINGER, La Chiesa. Una compagnia sempre in cammino, Paoline, Cinisello Balsamo 1991, 104.
116) II fatto che non si possa parlare di recezione se non all’interno dell’orizzonte missionario della Chiesa, non significa ignorare la natura comunque storicamente delimitata del Concilio e della sua recezione, per quanto questa possa estendersi per un lungo periodo.