Abstract: utero in affitto, dopo l’Ucraina le nuove rotte. Con la guerra in Ucraina il business si è trasferito in Georgia, tra i “clienti” anche coppie cinesi. Le donne che si prestano sono per lo più dell’Asia centrale, bisognose di soldi. Ora Tbilisi ipotizza una legge restrittiva, ma molte agenzie progettano già di spostarsi in Bielorussia o in Azerbaigian.
Asia News 13 dicembre 2023
Tbilisi e le nuove rotte della maternità surrogata
Con la guerra in Ucraina il business si è trasferito in Georgia, tra i “clienti” anche coppie cinesi. Le donne che si prestano sono per lo più dell’Asia centrale, bisognose di soldi. Ora Tbilisi ipotizza una legge restrittiva, ma molte agenzie progettano già di spostarsi in Bielorussia o in Azerbaigian.
di Vladimir Rozanskij
Tbilisi (AsiaNews) – Una delle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina riguarda la pratica delle gravidanze attraverso madri surrogate, che erano diffuse in prevalenza proprio nei due Paesi in conflitto per tutto il mondo ex-sovietico. In Russia sono poi state anche approvate delle leggi che limitano drasticamente questa pratica, che è di fatto un vero e proprio business, fino alla incriminazione giudiziaria dei medici che la sostengono. In Ucraina non ci sono state analoghe iniziative, ma la guerra e l’esodo dal Paese di un terzo della popolazione ha ridotto comunque moltissimo l’accesso alla maternità surrogata, e a Kiev è oggi subentrata Tbilisi.
È infatti nella capitale della Georgia caucasica che sono particolarmente attive le cliniche che si orientano sui mercati internazionali, da dove arrivano le richieste per questo tipo di pratica. I clienti sono coppie senza figli provenienti dalla Cina, dai Paesi arabi e da tante altre regioni del mondo, e le donne che si prestano alla gravidanza per altri sono per lo più dell’Asia centrale, quelle più bisognose di soldi per pagare i debiti, garantire l’istruzione ai propri figli o comprarsi una casa.
I giornalisti kirghisi di Radio Azattyk hanno intervistato diverse di queste donne, come la 31enne Nazira, a cui da poco hanno installato due embrioni in una clinica di Tbilisi. Se tutto andrà secondo i piani, tra nove mesi dovrebbe partorire due gemelli per una coppia cinese, che lei non conosce di persona. “So soltanto che vengono dalla Cina, tutta la procedura si svolge nell’anonimato – spiega Nazira – ma se i genitori lo volessero, potremmo almeno telefonarci o scriverci tra qualche tempo, se il desiderio fosse condiviso da tutte e due le parti”. Nazira è arrivata in Georgia da Biškek, è una madre single con tre figli e ha contratto debiti molto ingenti per acquistare un terreno, che adesso fatica a ripagare. La possibilità di guadagnare con la gravidanza surrogata è apparsa su una rete social, e dovrebbe ottenere infine un compenso di 20 mila dollari. A suo parere non starebbe compiendo un’azione riprovevole o immorale.
Il business delle madri surrogate sta esplodendo in Georgia, alle donne che si prestano si pagano somme molto importanti per i loro bisogni, ma relativamente contenute rispetto agli standard di altri Paesi, e anche di come avveniva in Ucraina e Russia. L’infrastruttura medica è abbastanza elevata nel contesto caucasico e centrasiatico, ed è stata incoraggiata da una serie di fattori, oltre agli sconvolgimenti della guerra: tra l’altro, la Georgia ha un sistema di visti d’ingresso molto semplificato e facilmente accessibile per la maggior parte dei Paesi.
Dalla Russia e dall’Ucraina si sono trasferiti diversi operatori del settore, come Ljudmila Volkova, che aveva un’agenzia specializzata nella maternità surrogata a Mosca: “I russi oggi entrano facilmente in Georgia e in Armenia, e noi abbiamo un ufficio anche a Biškek”, racconta Ljudmila, “troviamo tanti clienti tramite TikTok o Instagram, ma molti vengono su suggerimento di conoscenti, che si sono già prestate”. Ci sono alcune regole per essere accettate: la donna deve avere più di 20 anni e aver già partorito almeno un figlio, un taglio cesareo si può ammettere, ma con due o più si viene rifiutate. La maggior parte delle madri con cui lavora Ljudmila vengono dal Kazakistan e dal Kirghizistan.
In Georgia, a imitazione della Russia, si vorrebbe proibire agli stranieri di accedere alla possibilità di far partorire alle donne locali i propri figli, anche per il timore che a chiederlo siano in realtà coppie di omosessuali, poco accette anche dai georgiani. Se dovessero venire approvate le limitazioni, molte agenzie pensano di orientarsi verso Bielorussia o Azerbaigian, soprattutto quelle legate al Kirghizistan, il Paese più permissivo della regione, dove non ci sono limiti di legge all’uso della maternità surrogata.