da La Nuova Bussola quotidiana
1 marzo 2019
Usa. Per la prima volta una ricerca statistica su vasta scala confronta fedeltà alla dottrina, apertura alla vita e rifiuto dei contraccetivi e dell’aborto tra i fedeli che scelgono di frequentare la messa in forma straordinaria e quelli che optano per il novus ordo. I risultati sono sorprendenti. Almeno per la sociologia.
di Giuliano Guzzo
Sul confronto tra la messa vetus ordo, quella rigorosamente in latino per capirci, e quella novus ordo, così come ordinariamente celebrata oggi in ogni chiesa, si registra da anni, in seno al mondo cattolico, un dibattito intenso, a tratti pure assai vivace. Trattasi, per lo più, di dispute su aspetti liturgici, teologici e pastorali sui quali, per ovvi motivi, la sociologia non mai messo il becco. Fino ad oggi, s’intende. Sì, perché è stata da poco diffusa una nuova ricerca che si occupa proprio di questo, e cioè di mettere a fuoco se vi siano differenze significative negli atteggiamenti e nelle condotte dei fedeli a seconda del tipo di messa che essi sono soliti frequentare.
Nello specifico lo studio, a cura di don Donald Kloster, sacerdote laureatosi all’università del Texas, è stato realizzato sondando pensieri e opinioni di un campione di 1.322 persone tramite sondaggi anonimi, il tutto in un arco temporale che va dal marzo al novembre 2018. Le stesse domande sono state messe on line, con il questionario che ha ottenuto 451 risposte. Alla fine, ad essere interessati dalla ricerca sono stati fedeli americani provenienti da ben 16 differenti Stati, il che le conferisce una dimensione internazionale e perciò ancora più interessante.
Le domande del questionario vertevano su ambiti diversificati quali l’approvazione o meno di contraccezione, aborto e matrimonio omosessuale, la frequenza di partecipazione alla messa settimanale e il tasso di fertilità. Ebbene, che cosa si è scoperto? Molte cose meritevoli di riflessione.
Tanto per cominciare, si è riscontrata una netta difformità nell’adempimento agli obblighi settimanali quali, appunto, la frequenza alla messa, che è di uno sconfortante 22 per cento tra i cattolici che vanno alla messa novus ordo mentre sale addirittura del 99 tra quanti hanno come riferimento quella in latino. Stessa cosa per la confessione: il 98 per cento dei fedeli del vetus ordo si confessa almeno una volta l’anno, contro il 25 degli altri. Differenze enormi, che si rispecchiano anche nell’adesione alla morale.
Infatti i fedeli del vetus ordo risultano in piena sintonia con gli insegnamenti della Chiesa. Basti dire che appena il 2 per cento di questi approva la contraccezione e il matrimonio tra persone dello stesso sesso e solamente l’1 per cento l’aborto. Oggettivamente, percentuali da contagocce.
Una musica ben diversa, purtroppo, fra gli altri cattolici, con l’89 per cento che tollera la contraccezione, il 67 favorevole alle nozze gay e il 51 perfino all’aborto. Uno scenario, quest’ultimo, che sarebbe eufemistico definire preoccupante, e che testimonia la necessità di maggiori formazione e conoscenza tra i cattolici imbevuti, talvolta a loro insaputa, di cultura dominante.
Degno di nota, inoltre, è il dato demografico, con la bilancia della natalità ancora una volta nettamente sbilanciata da una parte. Più precisamente, posto che le famiglie religiose rispetto a quelle che non lo sono risultano generalmente già più prolifiche, si è visto che le donne che frequentano la messa in forma straordinaria hanno un tasso di fertilità di 3,6 figli, contro i 2,3 delle altre. Un dato rilevante che suggerisce come, in prospettiva, quanti preferiscono la messa in latino saranno sempre di più. Altro che estinzione.
Certo, questa pur stimolante e pionieristica ricerca lascia comunque aperto un dilemma dal sapore marzulliano ma in verità fondamentale, che è il seguente: si va alla messa “tridentina” perché si è più fedeli alla dottrina cattolica oppure si è più fedeli alla dottrina cattolica perché si frequenta la messa in latino? Probabilmente entrambe le cose, nel senso che poi parecchio, in realtà, dipende dall’esperienza individuale di ciascuno.
Quel è che certo è che quella parte di mondo cattolico oggi così dialogante con la modernità laica e laicista di messa in latino non vuol manco sentir parlare. Ed è un peccato perché da quella messa e, soprattutto, da coloro che la frequentano ci sarebbe molto da imparare.