La Nuova Bussola quotidiana
21 marzo 2016
di Andrea Bartelloni
Il 21 marzo di ogni anno si celebra la Giornata mondiale delle persone con sindrome di Down. Per quanti anni ancora celebreremo questa giornata? Se i ritmi di aborti selettivi rimarranno quelli attuali e tutto fa pensare che aumenteranno, ancora per pochi anni. Stiamo preparando un mondo senza Down e le sempre più precise indagini renderanno la caccia al portatore della Trisomia 21 semplice, sicura e precisa. Ma sarà un mondo migliore quando smetteremo di celebrare la giornata del 21 marzo?
La diagnosi di sindrome di Down è sicuramente un dramma per qualsiasi mamma e papà e la scelta verso la quale si viene spinti è quella di interrompere la gravidanza, come viene fatto dalla maggior parte delle mamme. Odia la malattia, ama il paziente. Questa è la pratica della medicina. Questo è uno dei pensieri che hanno informato tutta la vita professionale di Jerome Lejeune (1926-1994), uno dei più grandi genetisti, sulla cui tomba san Giovanni Paolo II volle sostare in preghiera durante un suo viaggio apostolico in Francia.
Il pensiero di Lejeune ha portato e sta portando a tanti progressi nella diagnosi e nella cura di molte malattie, nel caso di questa anomalia genetica porta ad odiare il malato fino alla sua eliminazione. Il grande genetista francese quando scoprì che la sindrome di Down era dovuta alla presenza di tre cromosomi 21 anziché due (da lì il nome di trisomia 21), aprì la strada a nuove cure che, grazie alle nuove conoscenze della genetica, alleviano e migliorano le condizioni di vita di questi ragazzi e delle loro famiglie.
Le storie delle famiglie con figli Down sono storie difficili e sarebbe falso negare quanto dolore possa esserci al momento della scoperta di avere un figlio affetto da quella sindrome, come falso negare l’ansia di ogni genitore nei confronti della salute del proprio figlio, ma da queste sofferenze nascono storie di grande amore e rispetto per l’essere umano preso cosi come egli è.
Leggere (Il Foglio, 25 febbraio) dell’amore che un figlio così porta in una famiglia e sentire una madre che dice grazie fa capire come l’accettazione della realtà sia forse la cosa più difficile, ma è quella che soggiace alla scelta di molti genitori che rifiutano le tecniche di accertamento della salute del proprio figlio durante la gravidanza. Tanto cosa faremmo dopo, dicono, interromperemmo una vita? Con le nuove tecniche di diagnosi prenatale attraverso esami ematici la diagnostica sarà meno invasiva, più semplice e porterà il tasso di aborti dal 96 al 100%.
L’ideologia transumanista con l’eliminazione dei bambini con problemi cromosomici procederà verso l’uomo perfetto, selezionato anche grazie alle ricerche e ad aziende come la californiana Sequenom che sta mettendo a punto test ematici per intercettare le anomalie cromosomiche entro i primi due mesi di gravidanza. Molti ostetrici stanno abbandonando la professione (Gènétique, 17 febbraio 2016) per non diventare dei meri portatori di morte e chiedono che sia fatta chiarezza su queste procedure affinché vi sia una corretta informazione anche attraverso l’intervento di ostetrici, pediatri, e familiari di bambini handicappati per indirizzare le madri verso i test in modo saggio e consapevole.