Stanno costruendo l’homunculus che i discepoli di Paracelso volevano creare sul finire del 1500 alla corte di Rodolfo II d’Asburgo, l’imperatore-alchimista il cui nome è legato alla leggenda del Golem, la creatura senza spirito, l’automa.
di Stefano Lorenzetto
Questo ragazzone di 30 anni sembra nato per giocare a basket e frequentare discoteche. Invece sta qui, inginocchiato sul pavimento del salotto, a pronunciare parole gravi: «Ma chi chiacchiera di embrioni lo saprà che a 18 giorni c’è già un cuore pulsante? E che a sei settimane il bambino ha le dita formate? E che tra l’ottava e la dodicesima settimana, quando i medici praticano la cosiddetta riduzione embrionale, cioè uccidono i feti “difettosi” o in sovrappiù, c’è una creatura perfetta di otto centimetri che sente la voce della mamma, si sveglia quando lei si sveglia, s’addormenta quando lei s’addormenta? Com’è possibile stabilire per referendum che è lecito immolare i nascituri sull’altare della ricerca scientifica?».
Il professor Francesco Agnoli, docente di storia a Trento, studioso di filosofia della scienza, fondatore del circolo culturale Il Castello, autore di libri politicamente scorrettissimi, a cominciare da una Storia dell’aborto nel mondo che contiene immagini agghiaccianti, preferisce la posizione eretta a quella seduta perché ha mal di schiena. Se ogni tanto si mette in ginocchio, con i gomiti appoggiati al tavolo, è solo per dare requie alla colonna vertebrale.
Eppure in quel preciso istante le sue argomentazioni assumono il tono di un’invocazione: «C’è la congiura del silenzio. Nessuno spiega che nella fecondazione artificiale l’ovaio viene gonfiato farmacologicamente fino a raggiungere le dimensioni di un melone. Né che le donne vanno incontro a gestosi, placente previe, malformazioni fetali, gravidanze extrauterine, lesioni vascolari. Né che l’iperstimolazione ovarica può provocare una sindrome pericolosa per la loro stessa vita. Né che vengono sacrificati 92 embrioni su 100. Né che solo il 15% delle coppie ottiene il figlio desiderato. Né che per i bambini nati così esiste il dubbio della comparsa di anomalie tardive, malattie di tipo degenerativo a carico del sistema nervoso e dei muscoli.
Non sono io ad affermare tutto questo, bensì il campione della sperimentazione, uno dei maggiori esperti di fisiopatologia della riproduzione umana, il professor Carlo Flamigni, direttore dell’Istituto di clinica ostetrica e ginecologica di Bologna, nel suo libro La procreazione assistita edito dal Mulino».
Si rimette in piedi. «Un famoso ginecologo romano “coltiva” gli spermatozoi umani su tessuti ricavati dai testicoli dei topi e s’è vantato d’aver fatto nascere tre bambini, due a Roma e uno in Sardegna, grazie a questo metodo folle. Stanno costruendo l’homunculus che i discepoli di Paracelso volevano creare sul finire del 1500 alla corte di Rodolfo II d’Asburgo, l’imperatore-alchimista il cui nome è legato alla leggenda del Golem, la creatura senza spirito, l’automa. Persino il diessino Gianni Vattimo, filosofo progressista, s’è sentito in dovere di lanciare l’allarme: “C’è il rischio che degli embrioni si faccia commercio, che si operino manipolazioni illimitate, tali da creare mostri, individui adibiti a deposito di organi per trapianti, schiavi. Potrà apparire scandaloso ma non lo è poi tanto: dell’embrione come tale non ci importa niente”».
Il tono di voce è passato dalla supplica alla requisitoria. Tradizione di famiglia: suo padre, Carlo Alberto Agnoli, è presidente del Tribunale dei minori di Trento, quindi alle prese con i drammi che nascono dal desiderio di paternità ma anche con l’infanzia violata, comprata, venduta; suo zio, Francesco Mario Agnoli, storico delle insorgenze controrivoluzionarie in Italia durante il dominio napoleonico, ha fatto parte del Consiglio superiore della magistratura.
Francesco Agnoli vive a Trento con i genitori. L’anno prossimo porterà all’altare Michela, ingegnere. Ha due fratelli più grandi già sposati e cinque nipoti che lo adorano.
Perché difende gli embrioni, passando per nemico della scienza?
«Seguo le orme di mio padre, che fu tra i promotori della raccolta di firme per il referendum abrogativo della legge sull’aborto».
Lo perse.
«Si fermò al 32%. Colpa delle divisioni dei cattolici: ebbe aiuto solo dal cardinale Albino Luciani. Gli italiani hanno deciso che di aborto bisogna discutere dal punto di vista filosofico. Vietato far sapere che ricercatori svedesi hanno escogitato una tecnica di trapanazione del cranio del feto da vivo fra la 18ª e la 28ª settimana, tecnica poi perfezionata da scienziati statunitensi addirittura fino all’ottavo mese di gestazione, al fine di aspirare con una cannula la substantia nigra del tronco cerebrale per studi di ipotetica efficacia sulle neurodegenerazioni provocate dal morbo di Parkinson. Vietato far vedere le foto degli esperimenti su bambini nati vivi da aborti legali».
Come invece fa lei nel suo libro.
«Pensi che per aver riprodotto quelle immagini di corpicini smembrati e gettati nella spazzatura alcuni giovani sono stati denunciati per oltraggio al comune senso del pudore. E il professor Agostino Sanfratello, docente di filosofia del diritto dall’Università di Teramo, ha subìto addirittura un processo».
Che hanno fatto di male?
«Hanno smascherato il grande inganno. I sostenitori dell’aborto si rifugiano nella filosofia perché non possono mostrare la realtà: crani fracassati con i ferri chirurgici. Ma la filosofia classica è sempre partita dalla realtà. Loro invece partono dall’idea. È il degrado della filosofia moderna. Le utopie sanguinarie del ’900 vengono tutte da lì: prescindono dalla realtà. L’uomo non è più intelligente, da intus legere, non legge dentro la realtà: vuole esserne dominatore e plasmatore al pari di Dio. Fra totalitarismo e biotecnologie non c’è nessuna differenza. Marx che abbatte la famiglia e Hitler che sopprime le etnie fanno proprio questo: rimodellano la realtà esistente senza tenerne conto. Aldous Huxley, figlio del famoso biologo e fratello del premio Nobel della scienza, teorizzava la Fiv, fecondazione artificiale in vitro, già nel ’32».
In che termini?
«La riproduzione umana sarà soggetta a un controllo centralizzato; avverrà da ovuli conservati artificialmente e fecondati in vitro, quindi la nascita sarà anonima e plurigemina, fino a 96 gemelli identici da un solo uovo; la famiglia diverrà un istituto superfluo; agendo sul processo di ossigenazione del cervello durante lo sviluppo dell’embrione, si creeranno a tavolino caste di uomini superiori, dotati fisicamente e intellettualmente, e caste di uomini inferiori da adibire ai lavori più ingrati».
Pensa davvero che si sia imboccata questa strada?
«I più sono convinti che dalla Fiv nascano figli sani, belli, biondi. Non è così. Anzi nell’80-85% dei casi non nasce proprio nulla. È L’Unità a parlare di “calvario” per chi vi si sottopone, “con l’angoscia di fallire di nuovo e con le tensioni che nascono nella coppia, il senso di frustrazione e di sconfitta”. Ogni Fiv costa sui 4.000 euro. Ci sono donne che vi fanno ricorso 13-14 volte».
Un giro d’affari enorme.
«È il motivo per cui si sono accantonati gli studi sulla sterilità e s’è puntato tutto sulla Fiv, eseguita quasi unicamente in cliniche private. La donna, stimolata a produrre non uno ma dieci ovuli per volta, rischia – è Flamigni a scriverlo nel suo libro – parti prematuri, gravidanze multiple, bimbi nati piccoli, parti cesarei, con una mortalità perinatale del 20% circa. Lo stesso professore avverte che “sembra giusticato il timore di un aumento delle malformazioni fetali e dell’incidenza di anomalie dei cromosomi sessuali”. Nel ’98 in Scozia è uscito dalla provetta un bebè che aveva gli organi sessuali sia maschili che femminili, un ermafrodito».
In Scozia, non a Bologna.
«Guardi, il professor Flamigni ha fatto nascere 34 bimbi mediante crioconservazione dei gameti femminili. Dopodiché ha scritto: “Per uscire dalla fase sperimentale è necessario dare, ai 34 già nati, almeno altri 200 fratelli. Solo così riusciremo a sapere se il congelamento degli ovociti è realmente innocuo e potremo sostituirlo al congelamento degli embrioni”».
In pratica vuol creare 234 persone a rischio allo scopo di capirne di più.
«Si possono usare le donne e i bimbi come cavie? Me lo dica lei. E poi all’embrione in vitro manca il colloquio crociato, cioè quel complesso di segnali chimici con cui il corpo della madre lo riconosce. Ne consegue un’alta probabilità di aborti, con tutto ciò che questa tragedia comporta di per sé in una donna e a maggior ragione in una donna già in crisi, stressata da pratiche mediche invasive».
La legge 40 approvata dal Parlamento, che radicali e sinistra vorrebbero cancellare, mette al riparo dalla sperimentazione selvaggia.
«La legge 40 vieta la fecondazione eterologa con ovuli o sperma di donatori, la clonazione, la sperimentazione sugli embrioni, gli uteri in affitto, le mamme-nonne, la fecondazione post mortem con seme congelato che farebbe nascere bimbi già orfani di padre. E impedisce l’accesso alla Fiv da parte di single e omosessuali. Ma sarebbe stato preferibile se deputati e senatori avessero votato una legge di un solo articolo».
Quale?
«”È vietata la fecondazione artificiale in quanto sperimentazione su donne, bambini, embrioni”. Il centrodestra, che ha fatto questa legge, è il primo a non avere il coraggio di difenderla».
Perché la legge 40 non sta bene alle opposizioni? «La cultura radicale e di sinistra è contro l’uomo».
Ma se Pannella è il paladino dei diritti umani.
«Quella dei radicali è la perversione della libertà. L’aspetto più grottesco è che oggi vogliono la Fiv a tutti i costi per far nascere i figli in provetta, mentre appena ieri, attraverso il Cisa, Centro informazione sterilizzazione aborto, praticavano la soppressione di embrioni e feti con una specie di pompa per bicicletta nella clinica fiorentina del compiacente dottor Giorgio Conciani, sostenitore dell’eutanasia, radiato dall’Ordine dei medici per istigazione al suicidio, che coerentemente pose fini ai suoi giorni impiccandosi a una trave in cantina. E qual è una delle cause di sterilità che il professor Flamigni cita più volte nel suo libro? Pagina 10: “Il diffuso ricorso all’aborto volontario e l’uso di anticoncezionali endouterini”. Siamo al paradosso assoluto».
S’arriverà al referendum?
«Sì».
Lei e suoi amici lo perderete?
«Non possiamo vincerlo perché i mezzi d’informazione ci sono preclusi. Abbiamo un’unica possibilità: sperare che le persone di buon senso si astengano, non vadano a votare, facendo così mancare il quorum. Coloro che si battono per farla abrogare, la legge 40 non l’hanno nemmeno letta, posso garantirglielo. Si limitano a ripetere slogan insulsi, del tipo: “È contro le donne, è contro la ricerca scientifica”. Ma neppure fra i parlamentari ho trovato gente informata sul problema, tanto che a molti di loro mi sono sentito in dovere di consegnare una relazione tecnica compilata dal mio consulente, il medico Luca Poli, un ex radicale. Ho partecipato in Veneto a un dibattito televisivo con Pietrangelo Pettenò, consigliere regionale di Rifondazione comunista. Finita la diretta, dietro le quinte gli ho chiesto a quattrocchi: “Ma tu sai che cosa dice la legge 40?”. E lui: “Ma no, io ho tre figli…”. Mauro Bondi, segretario provinciale dei Ds a Trento, è arrivato a scrivere sull’Adige che raccoglie firme per il referendum affinché venga consentita la ricerca scientifica che potrebbe salvare un ragazzo di Cagliari in radioterapia per un tumore».
Non è così?
«Illudono i malati. Affermano che 10-12 milioni di pazienti afflitti dalle più diverse patologie – cancro, sclerosi, Parkinson, Alzheimer, diabete – guariranno come per incanto grazie alla ricerca sugli embrioni. Una colossale impostura. Vogliono la crioconservazione degli embrioni per poi lavorarci sopra. Pretendono che gli siano consegnati quelli già congelati e che nessuno reclama per farci i loro esperimenti. Ma il professor Angelo Vescovi, massimo esperto di cellule staminali adulte, avverte che le cellule embrionali hanno una potenzialità cancerogena. E Vescovi è un ateo».
Sarebbe diverso se fosse credente?
«Di questi argomenti l’episcopato non parla, tranne rare eccezioni. È l’inverno della Chiesa. San Pio X temeva più l’indifferenza dei buoni che la malvagità dei cattivi».
Da storico sa dirmi a quando risalgono le prime fecondazioni artificiali?
«Alla storia della magia. L’aspirazione a impossessarsi della natura in senso prometeico, cambiandole i connotati, diventa forte dopo il Medioevo, con Marsilio Ficino, Giovan Battista Dalla Porta, Paracelso. Dalla Porta, per esempio, si dedica alla sperimentazione genetica sui cavalli. Alla corte di Rodolfo II, imperatore a Praga, i seguaci di Paracelso fanno putrefare il seme maschile nel ventre equino col demenziale proposito di veder “nascere un vero e vivo fanciullo umano”. Il sovrano, probabilmente pazzo per una tara genetica, si circonda di feti mostruosi conservati sotto vetro, s’interessa di uomini pesce e bambini rettili, incita la sua accolita di stregoni a pastrocchiare con gelatine, corna di bue, veleno di rospi. L’opus magnum di questi maghi è rappresentato da un bambino dentro l’alambicco. Ci siamo arrivati».
Che cosa pensa della coppia bianca uscita dal Policlinico di Modena con due gemelli di colore perché in una pipetta non lavata erano rimasti gli spermatozoi di un nordafricano?
«Siamo venuti a sapere di quest’ultimo incidente solo perché i neonati erano neri. La fecondazione eterologa, vietata dalla legge, può essere comodamente eseguita di nascosto. Le lesbiche si procurano lo sperma nelle banche del seme e si fanno i figli in casa da sole col kit di autoinseminazione artificiale, come ha orgogliosamente rivelato Titti De Simone, fondatrice di Arcilesbica e parlamentare di Rifondazione comunista».
Un far west.
«Esattamente quello lasciato dai signori della prima Repubblica fino all’approvazione della legge 40, se si eccettua una circolare dell’85 firmata da Costante Degan, ministro dc della Sanità, che s’appellava genericamente alla deontologia della classe medica. Qualcuno mi deve spiegare perché nell’avanzatissima Svezia la fecondazione eterologa non si fa quasi più».
Provi a spiegarlo lei.
«L’eterologa postula la crioconservazione di ovuli, seme, embrioni, ma nessuno può dire quale sia il tempo massimo consentito. La rivista Human reproduction, pubblicata dalla Oxford University, ha citato un esperimento con sperma congelato 21 anni fa. Stanno testando la data di scadenza sulle donne, sulla vita».
La frutta fresca congelata in estate fa schifo già a Natale.
«Infatti su 100 embrioni tirati fuori dall’azoto liquido, 30 risultano morti. È evidente che anche gli altri 70 saranno in parte deteriorati, ma l’ineffabile Flamigni non è in grado di quantificare: “Alcuni mostrano di avere almeno una cellula danneggiata”. Pagina 81. Però lui li impianta ugualmente. Che cosa nascerà da embrioni danneggiati trasferiti in utero? Al difensore della procreazione assistita interessa ben poco: avendo compiuto 71 anni, ha confessato candidamente che non arriverà “a vedere come andrà a finire”».
Quali conseguenze si possono ipotizzare sulla psiche di un bimbo che apprende d’essere venuto al mondo in laboratorio?
«Il professor Carlo Bellieni, docente di terapia neonatale all’Università di Siena, parla di “sindrome del sopravvissuto”».
Vale a dire?
«Quando il bambino viene a sapere che per farlo nascere a tutti i costi sono stati sacrificati un tot di embrioni soprannumerari e un tot di suoi fratelli gemelli, sviluppa o un forte senso di colpa, del tipo “altri sono morti per lasciar vivere me”, o un delirio di onnipotenza, “io ce l’ho fatta perché sono indistruttibile”».
Ma degli embrioni già congelati e inutilizzati lei che farebbe?
«Non so, non ho studiato il problema. Forse è meglio lasciarli morire. Non so che dire, veramente. Dipendesse dai radicali e dai verdi, dovrebbero essere impiegati per esperimenti. Negli Usa e in Cina hanno già creato l’embrione coniglio e l’embrione mucca. Nell’ex Jugoslavia hanno tentato di fecondare le scimmie con seme umano. Per fortuna la legge 40 vieta espressamente “ibridi e chimere”. Cioè mostri. I verdi hanno questa straordinaria sensibilità: sono contro i pomodori Ogm però si battono per i figli geneticamente modificati».
Un bimbo è guarito dalla talassemia grazie a un trapianto di cellule staminali donate dai suoi fratelli gemelli. Bisognava lasciarlo malato, condannato per tutta la vita a trasfusioni di sangue ogni 15 giorni?
«La diagnosi preimpianto è vietata in Italia. I medici di Pavia hanno dovuto fare l’esame del Dna su 12 ovuli fecondati in vitro in Turchia. Solo tre, giudicati sani e compatibili, sono stati impiantati nell’utero della madre e due hanno attecchito. Gli altri nove li hanno soppressi. Il fatto che da un’azione cattiva nasca qualcosa di buono non la rende moralmente accettabile. Il male non può essere ammesso per legge. Se nel ’600 i chirurghi avessero fatto le autopsie sui vivi, anziché sui morti, di sicuro gli studi di anatomia sarebbero progrediti molto più velocemente, consentendo di salvare milioni di vite. Stiamo correndo verso l’eugenetica propugnata dal dottor Joseph Mengele, l’angelo sterminatore di Auschwitz».
Vuol fermare la ricerca?
«Ma insomma: ammesso e non concesso che la sperimentazione sugli embrioni portasse a qualche risultato, diverrebbe lecito ucciderli prima che diventino uomini al solo scopo di prolungare la vita di altri uomini?».
Non bisogna porre limiti alla conoscenza, ribattono i positivisti.
«A loro ha già risposto André Frossard, accademico di Francia, figlio del primo segretario del partito comunista francese, nel suo saggio Il diavolo forse, quando ricordava che l’irresponsabilità è un inalienabile privilegio della condizione scientifica e che nessuno degli alchimisti di Los Alamos, artigiani della morte istantanea, perse il sonno per Hiroshima e Nagasaki: fu un aviatore a entrare nei trappisti dopo aver sganciato la bomba atomica. Coloro che gliel’avevano fornita non lo accompagnarono neppure fino alla porta del convento. Concludeva Frossard: “Il giorno in cui, e vi dico che non tarderà molto, i vostri biologi avranno trovato il modo di cambiare la natura umana agendo sulle sue cellule iniziali, essi se ne serviranno, statene certi, anche se dovessero in un primo momento popolare la terra di fenomeni da baraccone”».
Ma ai genitori sterili che cercano disperatamente di avere un figlio, lei che cosa si sente di dire?
«A un malato di cancro che cosa ci si sente di dire? Un figlio è un dono, non un diritto».