dal sito Berlicche
8 Aprile 2019
Un po’ di tempo fa, quando i cristiani cercavano di opporsi all’imposizione forzata delle teorie gender, non era raro che qualcuno, non si sa con che ignoranza o faccia tosta, sostenesse che erano tutta un’invenzione.
Al che viene da pensare: ma allora Simone de Beauvoir, quando diceva “Una persona non nasce, piuttosto diventa, donna“, cosa intendeva? Oppure la professoressa di Berkeley Judith Butler, che sosteneva che “maschio” e “femmina” sono solo dei costrutti sociali e che “Il genere non è un fatto, sono i vari atti gender che creano l’idea di gender, e senza questi atti non ci sarebbe gender del tutto” cosa intendeva? Per queste affermazioni ha vinto il Premio Mellon, un milione e mezzo di dollari (il Nobel sta a poco più di uno). E insegnava letteratura comparata, non neuroscienze.
Questo più di trent’anni fa: ma ancora nel 2017, Cordelia Fine, professoressa di studi storici e filosofici a Melbourne, ha scritto un libro “Testosterone Rex: Unmaking the myths of our gendered minds” vincendo il premio della Royal Society per il miglior libro di scienza dell’anno. In esso si afferma che ogni pretesa che uomini e donne differiscano significativamente nel cervello o nel comportamento sono semplici miti diffusi dalla eteronormativa patriarcale.
Non è difficile incontrare affermazioni simili, in riviste divulgative o anche più specialistiche. Intere nazioni ci hanno fatto e ci fanno politiche sopra. Peccato che la scienza, quella vera, quella sperimentale, dica altrimenti. Se quello che le suddette pluripremiate e celebrate autrici fosse vero, e la differenza tra maschio e femmina fosse un ruolo imposto dalla società, ci si aspetterebbe che quando l’imposizione viene a mancare tra i due cervelli fisicamente non ci sia alcuna differenza. Ma non è così.
Intanto i cervelli, fisicamente, nei tempi e modi di maturazione e nelle caratteristiche sono profondamente diversi tra maschi e femmine durante l’infanzia e l’adolescenza. Non solo: alcune di queste differenze, ad esempio nella trascrizione dei geni o nelle connessione corticali, sono ancora più marcate prima della nascita dove non si comprende come l’educazione potrebbe influire.
Le femmine sviluppano, mentre sono ancora in utero, maggiori dimensioni della corteccia prefrontale e un gran numero di connessioni tra diverse parti del cervello. In effetti, noi maschietti abbiamo un modo di ragionare seriale mentre le donne sono capaci di pensare in parallelo.
Adesso sappiamo anche perché. Se questo non bastasse, abbiamo altri esperimenti che mostrano come le femmine siano meno prone al rischio dei maschi. Non stiamo parlando di umani, ma di topi. Certo, c’è la possibilità che la società patriarcale dei sorci possa influire sui risultati…
A suo tempo, Galileo Galilei fu inquisito per delle affermazioni di cui non poteva fornire le prove, e ancora ce la menano. Oggi abbiamo persone inquisite per ciò che è provato al di là di ogni dubbio, tipo il professore dell’università di Lund in Svezia denunciato dai suoi stessi studenti perché ha affermato che maschi e femmine sono diversi, e tutto tace.
Uno si può domandare come proposizioni così antitetiche rispetto all’esperienza e ora negate pure dalla scienza possano continuare ad essere credute ed imposte. A chi convenga. Se parliamo di ingiustizia, cosa è più ingiusto: dire che due cose uguali sono differenti, o che due cose differenti sono uguali?
Da parte mia, quella differenza che si vuole inesistente è una delle meraviglie della vita, una delle ragioni per cui vale la pena viverla.
Vive la difference!