Abstract: Vladimir Putin non è l’anti-Davos; il futuro della guerra in Ucraina dipenderà da come sarà interpretata. Se si riuscirà a convincere l’opinione pubblica che il motivo della guerra si basa su qualcosa di più grande dell’agognato territorio ucraino e delle ambizioni nazionalistiche, la gente potrebbe guardare con simpatia agli invasori russi
Tradizione Famiglia Proprietà Newsletter 19 Aprile 2023
Perché Vladimir Putin
non rappresenta il partito anti-Davos
Il futuro della guerra in Ucraina dipenderà da come sarà interpretata. Se si riuscirà a convincere l’opinione pubblica che il motivo della guerra si basa su qualcosa di più grande dell’agognato territorio ucraino e delle ambizioni nazionalistiche, la gente potrebbe guardare con simpatia agli invasori russi
di John Horvat
Questa interpretazione sta diventando sempre più evidente nei discorsi di coloro che sostengono che la guerra sia un conflitto tra le élite globaliste occidentali e i difensori nazionalisti russi. Difatti, molti commentatori presentano il Presidente russo Vladimir Putin come il campione del mondo contro queste élite globaliste, in particolare quelle che si riuniscono annualmente a Davos per determinare i successivi passi in avanti del mondo e le priorità del “great reset”.
Mons. Viganò sembra ignorare i rapporti storici Russia-Davos
Questa narrazione è stata recentemente presentata dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico negli Stati Uniti, in un discorso video al Congresso di fondazione del Movimento internazionale dei russofili a Mosca nel marzo scorso. Questo peculiare arcivescovo sembra sostenere che il testimone della fede è passato alla Chiesa ortodossa russa. Quindi, la Russia è “l’ultimo bastione della civiltà contro la barbarie”. In particolare, mette in guardia da Klaus Schwab e dal Forum economico mondiale di Davos e cita Vladimir Putin, secondo il quale queste figure globali mirano a “creare una società di schiavi asserviti all’élite di Davos”.
L’arcivescovo Viganò interpretata la guerra come una battaglia contro il programma di “reset” di Davos e presenta la Russia come un nemico di lunga data di questo piano. Ha detto: “Abbiamo bisogno di un’alleanza antiglobalista che restituisca ai cittadini il potere che è stato loro tolto e alle nazioni la sovranità erosa e ceduta alla lobby di Davos. La Federazione Russa giocherà un ruolo decisivo in questo sforzo”.
Pertanto, tali dichiarazioni sembrerebbero dire che chiunque sia stato recentemente associato a Davos è almeno sospettato di collaborazione con il nemico. Queste dichiarazioni ignorano, tra l’altro, tutti gli sforzi degli occidentali antiglobalisti che giustamente denunciano gli obiettivi anticristiani degli incontri di Davos.
Il problema di questa narrazione anti-Davos è che è falsa. Fino allo scoppio della guerra in Ucraina nel febbraio 2022, la Russia è sempre stata un’accanita sostenitrice della conferenza di Davos. I suoi funzionari, tra cui Vladimir Putin, hanno a lungo frequentato le élite di Davos. Il quotidiano Politico riporta che il presidente russo ha legami con Klaus Schwab fin dai primi anni Novanta. Ha parlato all’evento diverse volte. In effetti, Schwab ha presentato Putin al raduno virtuale di Davos nel gennaio del 2021.
La Fondazione Roscongress, promotrice degli interessi russi a Davos, ha riferito di un incontro pre-COVID di Vladimir Putin con il presidente esecutivo del Forum economico mondiale Klaus Schwab a San Pietroburgo nel 2019. Durante l’incontro, il presidente russo si è rivolto a Schwab dicendo: “Abbiamo sempre mantenuto relazioni con il forum da lei fondato e continueremo a sostenerlo. E, naturalmente, i rappresentanti russi hanno sempre partecipato e parteciperanno agli eventi da voi organizzati”.
Klaus Schwab ha risposto a tono, dicendo: “Per me è sempre stato importante che i rappresentanti russi partecipino ai nostri eventi a Davos. Questo è sempre stato di particolare importanza per me”. Questa cooperazione tra Davos e Putin è continuata anche durante gli anni dirompenti del COVID, fino alla guerra ucraina. Non sono stati i russi a tagliare i rapporti con Davos (molti oligarchi si sono iscritti all’evento del 2022), ma i dirigenti di Davos si sono visti costretti a dare un taglio ai legami ufficiali per rispettare le sanzioni internazionali.
Pertanto, qualsiasi ostilità ufficiale russa nei confronti di Davos è un recente sviluppo dal 2022 e non uno sforzo incessante sviluppato nel corso degli anni per combattere le élite globaliste.
Né Davos né Dugin
La partecipazione della Russia a Davos non è stata passiva, bensì robusta. Una delle sedi multifunzionali per gli incontri tra i partecipanti all’incontro annuale di Davos è stato un luogo chiamato Russian House. Dal 2018, il luogo ha ospitato membri della delegazione ufficiale russa, imprenditori e opinionisti. Nel 2020, Politico ha riferito che oltre 2.000 ospiti provenienti da 85 Paesi si sono incontrati alla Russian House. A loro si sono aggiunti numerosi rappresentanti dei media che coprivano gli eventi sul posto. La detta Russian House è ben nota per le sue feste elaborate, chiassose e costose.
In altre parole, ci sono poche prove di un passato antagonismo tra i leader russi e le élite di Davos. In effetti, i partecipanti russi, tra cui Putin e molti oligarchi, hanno agito come élite globaliste. Durante tutto quel tempo, il contingente russo non ha fatto alcuno sforzo per denunciare la cospirazione di Davos finalizzata a formare quella “società di schiavi sottomessi” che ha menzionato mons. Viganò.
Il cambiamento di atteggiamento verso Davos è avvenuto solo dopo l’invasione ucraina. Ma l’interpretazione della guerra come risposta anti-Davos non corrisponde alla realtà della collaborazione passata. Sembrerebbe più in linea con le ambizioni nazionaliste espresse dall’ideologo russo Alexander Dugin e dalla sua “quarta teoria politica”. Il suo programma richiederebbe una pesante rottura con l’Occidente, come quella provocata dall’attacco ucraino, per forzare la formazione di un mondo “multipolare”.
Indipendentemente dalla falsa narrazione adottata – Davos o Dugin – bisogna aggiungere che entrambe escludono la soluzione di Fatima del 1917. La vera via non può che essere l’appello di Fatima alla rigenerazione morale dell’umanità che promette sia la conversione della Russia che il trionfo del Cuore Immacolato della Madonna.
Fonte: Tfp.og, 31 marzo 2023. Traduzione a cura di Tradizione Famiglia Proprietà – Italia.