di Cavallari Fabio
A Tempi sarò l’unico: voterò Bertinotti (e voglio vederlo un giornale di sinistra che lascia scrivere ad un suo giornalista che voterà per Berlusconi!). Il motivo preminente è la stima e l’affetto che mi legano al subcomandante Fausto. Da parecchi anni ho una posizione molto critica nei confronti dello schieramento progressista, ma non posso oggi disconoscere al programma dell’Unione un insolito impianto apertamente di sinistra.
Per quanto riguarda, ad esempio, il patto di stabilità, pur non arrivando a teorizzarne la fuoriuscita, si è dichiarato “nero su bianco” che il risanamento del debito non sarà più l’elemento sovraordinatore cui tutti gli altri interventi per la redistribuzione e la ripresa andranno subordinati. Concetto questo, non solo avverso alle componenti più moderate dell’Unione ma anche a larghi strati dei Ds.
Sulla linea della Fiom poi, si propone il superamento della politica della concertazione con la messa in soffitta del criterio dell’inflazione programmata come parametro per il rinnovo dei contratti. Potrei citare ancora il superamento della legge 30, l’abolizione dello scalino del 2008 che consentirà ad alcune centinaia di migliaia di lavoratori di andare in pensione eludendo la riforma dell’età pensionabile voluta da Berlusconi, il reddito minimo di inserimento, la restituzione del fiscal drag e la revisione dell’Irpef.
Insomma, un programma così spostato a sinistra, sui temi economici, che viene il dubbio che oltre alla bravura di Bertinotti abbia giocato molto la distrazione di tutti gli altri alleati. Da sinistra dico: buono il testo (programma) ma ambiguo il contesto (coloro che lo hanno sottoscritto). I poteri forti che oggi sostengono l’Unione, i futuri “democratici” e le anime centriste dello schieramento, questa volta non dovranno guardarsi dalle critiche del Prc, bensì dall’attuazione del loro stesso programma.
Un ossimoro che vede Bertinotti vincente. Tenteranno in tutti i modi, d’ora in avanti, di blindarlo, ma per il momento è lui che ha blindato il programma. Mica male per un partito del sei per cento!